C’è ancora una volta un polverone mediatico attorno alla questione della carriera alias per gli studenti transgender. Come abbiamo riportato, la dirigente scolastica dell’istituto Marco Polo di Venezia, Maria Rosaria Cesari, ha ricevuto una comunicazione da parte di un gruppo locale di Fratelli d’Italia in cui si chiede di bloccare questo percorso.
Secondo la capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione alla Camera Anna Laura Orrico la faccenda è gravissima e riprovevole. “A che titolo il partito di Giorgia Meloni, con i suoi delegati a Venezia, avrebbe scritto a una preside di una scuola per chiedere di interrompere le iscrizioni con ‘carriera alias’ nella sua scuola?”, ha chiesto.
“Si tratta di un ingerenza gravissima che mina l’indipendenza e l’autonomia della scuola e che rivela per l’ennesima volta l’approccio ideologico e reazionario di Fratelli d’Italia, che stavolta si scaglia contro i percorsi scolastici che consentono agli studenti transgender di sostituire il nome anagrafico ricevuto alla nascita”, ha continuato, spiegando che ogni scuola dovrebbe essere libera di adottare questo tipo di percorsi.
La Orrico, a nome del partito, si pone a fianco della dirigente: “Esprimiamo totale solidarietà alla preside del liceo Marco Polo di Venezia Maria Rosaria Cesari, destinataria di questa comunicazione assurda, e appoggio incondizionato alla sua scelta di andare avanti. Chiediamo al ministro Valditara di esprimersi su questa ingerenza così clamorosa e intollerabile della politica nei confronti della scuola”, ha concluso, invocando l’intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito che finora non ha commentato la questione.
La dirigente, dal canto suo, spera di ricevere supporto da quest’ultimo, come ha dichiarato a La Repubblica: “Mi auguro che gli organi istituzionali di Governo abbiano un atteggiamento diverso rispetto a un partito politico. Noi, e intendo docenti, genitori e studenti, ci siamo dotati di questo strumento della carriera alias contro ogni forma di discriminazione. È una questione di rispetto, perché la scuola deve essere inclusiva. Il patto tra scuola e famiglia si basa anche su questo. Io mi aspetto che al Ministero facciano le stesse riflessioni che sto facendo io”.
A quanto pare la decisione di istituire questo tipo di percorso è stata accolta con successo da più parti: “Non tutti gli studenti che si sentono diversi chiedono la carriera alias. Però ne parlano. Io sono partita da posizioni mie, ma poi mi sono addentrata nel loro mondo e ho capito che era una cosa da fare, una questione di civiltà. Avendo capito che era un’esigenza l’ho sposata. Ed è finita che tutte le componenti della comunità hanno approvato il regolamento. Dopo due anni le famiglie non smettono di ringraziarci”, ha aggiunto la Cesari.
“Ciò che mi preme di far capire è che non c’è nessuna sostituzione di persona, come vogliono far credere i delegati di FdI e le associazioni pro vita. Non c’è nessuna sostituzione di persona. Nel registro elettronico c’è il nome elettivo e non quello anagrafico, ma tutti gli atti esterni riportano il nome anagrafico. La carriera alias è in realtà un accordo di riservatezza tra la famiglia, la scuola e lo studente o la studentessa. Non toglie diritti a nessuno, semmai ne aggiunge”, ha aggiunto, determinata, la preside.
Ecco cosa è stato deciso: “Mi sono presa qualche giorno, poi ho deciso di scrivere una circolare indirizzata a tutti i docenti. E tutti insieme abbiamo deciso di respingere queste ingerenze gravissime. Nessun partito può decidere di entrare a gamba tesa nella vita di una scuola. Se ho deciso di fare quel comunicato rivolto agli insegnanti è perché ho percepito un’intrusione nelle libere determinazioni della scuola. Ed è la prima volta che io avverto da quando sono dirigente scolastica. So che i docenti stanno preparando un documento, su cui raccoglieranno le firme. Qua facciamo squadra. Vogliamo difendere l’autonomia delle scelte della scuola, contro qualsiasi ingerenza. Questo non è negoziabile. Noi resistiamo”, ha concluso. La scuola continuerà sui suoi passi, e i docenti sembrano compatti.
La carriera alias è stata una delle tematiche sollevate durante il corteo “Protect Trans Youth” organizzato a Roma lo scorso 1 aprile, come riporta Fanpage.it. “Hanno paura di noi e dicono che siamo pericolosi, ma siamo noi a subire la violenza dei professori, delle istituzioni. Viviamo nella costante paura di essere aggrediti”, queste le parole di Gioele Lavalle, fondatore e presidente di Gender X, che ha organizzato la manifestazione.
“Un liceo romano diceva di aver adottato la carriera alias, ma quando un ragazzo è andato lì per richiederla gli hanno detto che era contro la legge. Basta, siamo stanchi di prese in giro: vogliamo una norma ministeriale, vogliamo l’autorizzazione del ministero”, ha aggiunto.
Intervenuta anche Cristina Leo, psicologa e vicepresidente di Gender X: “Anche io sono stata vittima di bullismo ho perso due anni di scuola, non permetteremo che accada questo ai nostri ragazzi. Meloni e Roccella, avete sentito? Fuori i Pro Vita dai programmi scolastici”.
Presente anche la coordinatrice dell’Ufficio diritti LGBTQI+ del Campidoglio Marilena Grassadonia, che ha citato l’episodio avvenuto lo scorso 31 marzo al liceo Cavour di Roma, che ha visto una docente di religione strappare un cartello favore della carriera alias dalle mani di uno studente e farlo a pezzi. “Quanto accaduto ieri al liceo Cavour è vergognoso, strappare un manifesto vuol dire insultare la vita di persone in carne e ossa: noi ci batteremo perché questo non accada mai più e per l’introduzione delle carriere alias. Sempre più spesso a chiedercelo sono proprio i genitori di questi ragazzi, perché vogliono che i loro figli vivano e crescano in un ambiente sicuro. Andiamo avanti insieme in questa battaglia di civiltà”.
La carriera alias offre a chiunque ne faccia richiesta l’opportunità di scegliere il proprio nome di “elezione di genere” e non quello con cui si è iscritti all’anagrafe all’interno dei documenti scolastici ufficiali: ad esempio nei quadri, nel libretto per le assenze e nel registro elettronico. In questo modo si evitano discriminazioni ai danni degli studenti interessati già alle prese con un percorso delicato ed episodi di misgendering che possono avere gravi conseguenze a livello psicologico.
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