Negli ultimi due anni, in diverse scuole italiane, ad esempio nei Licei “Cornaro” di Padova, “Russoli” di Pisa, “Marco Polo” di Venezia, “Ripetta” di Roma, “Buonarroti” di Latina, “Siciliani” di Lecce, nell’Istituto Comprensivo “Foligno 1”, nell’Istituto Tecnico “Cerboni” di Portoferraio, è stato adottato, attraverso una delibera dei rispettivi Consigli di Istituto, un regolamento per l’attivazione e la gestione della carriera alias.
La carriera alias è un atto che muove dal principio del rispetto verso chi inizia o ha già iniziato un percorso di transizione di genere e che in questo modo a scuola può trovare un ambiente attento all’identità di genere in cui si riconosce e a cui sente di appartenere. La carriera alias offre la possibilità di vivere in un contesto di studio sereno, attento alla tutela della privacy e della dignità della persona, un contesto in grado di favorire rapporti interpersonali improntati al reciproco rispetto di libertà e di inviolabilità. Si tratta di un protocollo che permette di sostituire il nome anagrafico con quello scelto dallo/dalla studente nel registro e nei documenti interni alla scuola. Una richiesta che risponde all’esigenza di non sentirsi intrappolate/i in descrizioni che, accettando solo la definizione binaria maschio/femmina, impediscono di fatto il riconoscimento della persona e della sua identità di genere.
Il protocollo dà la possibilità alla persona – che lo richiede direttamente alla scuola, se maggiorenne, o tramite la famiglia, se minorenne – di essere denominata e riconosciuta nel genere di elezione dopo aver avviato un percorso di transizione dal sesso biologico o dal genere attribuito alla nascita verso quello percepito e sentito come proprio.
La/lo studente non ha alcun obbligo di presentare certificazioni mediche o psicologiche né la scuola deve richiederle. Nel caso in cui la persona che ha richiesto l’attivazione della carriera alias consegua il titolo di studio finale senza che sia intervenuta alcuna sentenza definitiva di rettificazione e di nuova attribuzione di genere, tutti gli atti ufficiali della carriera scolastica, compreso il rilascio del titolo finale, faranno riferimento a quanto dichiarato al momento dell’iscrizione a scuola.
Ogni studente è titolare del fondamentale diritto all’istruzione posto a garanzia del pieno sviluppo della sua personalità; in questo senso la scuola pubblica italiana dovrebbe rappresentare un luogo di confronto, di crescita culturale e sociale e di cambiamento. Purtroppo, ancora oggi, vi sono studenti a cui è impedito di esprimersi liberamente e di vedere riconosciuto un aspetto importante della propria identità, il genere, Possono essere studenti transgender o che fanno riferimento a sé come persone non binarie.
Accade che le loro identità o espressioni di genere differiscano dal genere assegnato alla nascita: il loro modo di presentarsi, di vestirsi, di chiamarsi e farsi chiamare, e tanti altri aspetti della vita di relazione all’interno di una comunità come quella scolastica, possono diventare motivo di stigmatizzazione e di non riconoscimento del loro percorso esistenziale e della loro dignità di persone che non si adeguano alle norme sociali legate al genere.
Spesso la scuola rappresenta un contesto dove ci sono studenti che, a causa della loro identità che non corrisponde alle aspettative socioculturali sul genere, sono con maggior probabilità vittime di atti di discriminazione, violenza, isolamento e bullismo.
Le ricerche internazionali hanno ben evidenziato che l’essere vittima di tali comportamenti (che possono essere indicati genericamente con il termine transfobia) è correlato ad un maggior rischio di abbandono e insuccesso scolastico, di depressione, di disturbi del comportamento alimentare, di pensieri e atti suicidari.
La varianza di genere o non conformità di genere è ancora purtroppo segnata dallo stigma sociale e, seppure l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2018 non la consideri più tra le “malattie mentali”, ancora oggi chi non si conforma al sesso biologico o al genere attribuito alla nascita, chi chiede di essere indicato con il nome e i pronomi in cui si riconosce, è considerato di per sé “il problema”. Tale meccanismo di stigmatizzazione era stato purtroppo messo in atto nei mesi scorsi al Liceo “Dini” di Pisa, dove uno studente aveva chiesto l’attivazione della carriera alias, già operativa in un altro liceo della stessa città, affinché venisse riconosciuto il genere in cui si identificava.
La scuola aveva invece sollevato problemi di “sensibilità degli insegnanti”, di fatto rifiutando la richiesta dello studente che andava proprio nel senso di un legittimo riconoscimento di un aspetto fondamentale della propria persona. Alla fine, anche grazie alla denuncia pubblica dello studente e alla solidarietà delle/dei compagne/i, che avevano occupato la scuola, il collegio docenti ha approvato a stragrande maggioranza l’attivazione della carriera alias. Attivare la carriera alias significa innanzitutto per la scuola creare le condizioni che permettano a studenti, che hanno intrapreso il percorso della transizione, di esprimere e vivere liberamente la propria identità, di non essere costretti a coming out forzati in cui dover spiegare perché non si utilizza più un nome e un’identità che non corrisponde a come ci si sente e come ci si presenta e che ostacola il percorso di costruzione e affermazione della propria identità.
Essere riconosciute/i per ciò che si è e si è scelto di essere rappresenta un bisogno fondamentale a cui la scuola può rispondere in maniera positiva attraverso iniziative, come la carriera alias, che pongono la dignità e la libertà della persona come valori che non solo la scuola promuove ma che trovano fondamento nella stessa Costituzione.
Esecutivo Nazionale Cobas Scuola
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