Sta facendo discutere ciò che è avvenuto al Liceo Cavour di Roma ieri. Un professore della scuola si è rifiutato di accettare un compito in classe di un ragazzo con disforia di genere, poiché firmato con un nome non corrispondente a quello presente sulla sua carta di identità. Ciò nonostante il ragazzo stesse usufruendo della carriera alias, adottata dall’istituto.
Il fatto ha scatenato un putiferio. A commentare l’accaduto è stato lo stesso studente trans discriminato, 18enne, che ha raccontato ciò che ha subito ai microfoni di Fanpage.it. “Mi ha ignorato completamente quando gli ho detto che era un mio diritto firmarmi con il nome scelto. Mi sono sentito davvero umiliato, perché ha cominciato a ripetermi il mio nome di nascita davanti a tutta la classe, ma non una volta, l’ha ripetuto un sacco di volte. ‘Tu ti chiami x, sul compito devi scrivere x, capito x?’, mi diceva”, ha affermato.
La ricostruzione dei fatti
Secondo La Repubblica il professore avrebbe anche detto: “Ora vedrete voi che succede col governo di destra”. A quanto pare si è trattato di vere e proprie vessazioni, compiute intenzionalmente nel tempo dall’insegnante. “Quando mi incrociava nei corridoi mi chiamava ‘signorina’: lo trovo una mancanza di rispetto a prescindere, ma perché farlo se già sapeva che non mi sento una donna? Ero stufo di sentire le sue provocazioni: uno può sbagliare un pronome una volta, ma se ogni dieci minuti devo correggere, forse non si tratta di distrazione, ma di una persona che lo fa volontariamente. Da lui potevo aspettarmi qualcosa, ma addirittura correggermi il nome scritto sul compito, quello no”.
Nonostante questa situazione intollerabile andasse avanti da tempo, lo studente non si aspettava di vedere addirittura il suo nome corretto sul compito: “Martedì scorso ha riportato i compiti e io ho trovato il mio nome corretto. Allora ho chiesto spiegazioni al prof: mi ha detto che non potevo farlo perché si tratta di un documento ufficiale, importantissimo. Ha iniziato ad urlarmi contro: secondo lui non avrei potuto scrivere altri nomi, ma limitarmi a riportare quello che ho sulla carta d’identità”.
A questo punto, visto che il professore si è rifiutato categoricamente di accettare il compito, il ragazzo ha deciso di rivolgersi alla vicepreside.
“Ho posato il telefono sulla cattedra e l’ho invitato a leggere. Mi ha risposto no, quello non mi interessa, continuando ad urlarmi contro. A quel punto non sapevo più cosa fare: mi sono girato e sono andato in vicepresidenza. Arrivati davanti alla vicepreside c’è stata una discussione mentre lui continuava ad insistere dicendo io davanti ad una donna non posso chiamarla diversamente. Tutti sono rimasti dalla mia parte: il professore rischiava di ricevere provvedimenti disciplinari”.
Scuse sincere del professore?
A quanto pare il giorno dopo sono arrivate le scuse del professore, anche se tutto è apparso un po’ forzato. “Sono andato dal professore e gli ho chiesto di poter vedere nuovamente il compito. Prima di ridarmi il foglio, però, ha cancellato la sua correzione e mi ha detto: ‘Scusami’. Era freddo e distaccato, si vedeva che me lo stava dicendo controvoglia”, ha sottolineato con amarezza il ragazzo.
“Non si è scusato perché pensava veramente di doverlo fare, ma perché aveva paura di un richiamo scritto. Almeno così sembra che sia finita qua, almeno per lui: per me non è finita per niente. La vicepreside per ora ha detto che prenderà provvedimenti qualora dovesse succedere di nuovo, ma una volta basta e avanza: questa è una grave forma di rispetto nei miei confronti e nei confronti di tutte e tutti studenti transgender del Cavour. Io chiedo dei provvedimenti disciplinari adesso”, ha concluso lo studente.