Didattica

Carriera alias, presto anche nell’esercito? Come i docenti possono leggere i segnali di un eventuale disagio?

Anche l’esercito implementa le carriere alias? Sembrerebbe di sì, come riporta Open, giudicare dalla risposta data su X dal ministro della difesa Guido Crosetto a un utente che pubblicava una comunicazione della direzione nazionale per il personale civile. Con oggetto: “Attivazione e gestione di un’identità Alias per persone in transizione di genere – Linee guida”. VAI AL CORSO

La circolare, spiega il testo, “ha la finalità di promuovere il riconoscimento dei diritti della persona in transizione di genere per i dipendenti dell’Amministrazione della Difesa, al fine di eliminare situazioni di disagio” che riguardano “l’orientamento sessuale”. Ma come possono i docenti capire quando gli studenti in transizione di genere provano disagio?

Come aiutare gli studenti nel difficile percorso alla scoperta di sé stessi? Come garantire che gli alunni transgender non vengano discriminati e si sentano accolti dal gruppo classe? Come supportare al meglio chi si trova in un percorso di transizione?

Ovviamente, non c’è una formula magica per riuscire in tutto ciò. Quello che si può fare è, innanzitutto, conoscere questi temi, capire gli eventuali disagi che provano alcuni studenti e stare al loro fianco. Purtroppo si tratta di un ambito nel quale imperano stereotipi e tabù.

Per ogni docente è invece ottimale avvicinarvisi, per una didattica completamente inclusiva che valorizzi ogni tipo di differenza.

Un momento critico per ogni studente è la preadolescenza/adolescenza, periodo di acquisizione di identità e della costruzione dell’immagine del proprio corpo. In questo momento della vita può capitare di non riconoscersi nel genere assegnato alla nascita sulla base del sesso biologico.

Bisogna così tenere conto delle difficoltà dei bambini e degli adolescenti con disforia di genere nel relazionarsi con gli adulti e con i pari. Il contesto scolastico diventa spesso terreno fertile per dinamiche di stigma e marginalizzazione che possono avere pesanti effetti negativi sul benessere psicologico e sulla qualità della vita.

Bisogna educare al rispetto della persona e alle differenze e aiutare gli alunni a sviluppare la capacità di resilienza per fronteggiare gli ostacoli nel confronto con gli altri e accogliere e riconoscere il vissuto degli alunni e mettere in atto strategie inclusive e di prevenzione per evitare discriminazione e atti di bullismo.

Il corso

Su questi argomenti il corso Disforia di genere: non riconoscersi nel proprio corpo, a cura di Anna Maria Di Falco, in programma dal 23 gennaio.

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Redazione

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