L’ipotesi di cui stanno parlando al Miur si basa principalmente sul riconoscimento giuridico ed economico della professione docente che comprende l’insegnamento ma va anche oltre la didattica e le semplici attività funzionali all’insegnamento, occupandosi di compiti connessi alla formazione iniziale, e all’aggiornamento dei docenti della scuola, alla formazione sulle CLIL, ma anche di progettazione didattica per migliorare l’offerta formativa, di utilizzo e funzionamento delle nuove tecnologie, non si possono trascurare le attività professionali di chi è chiamato ad occuparsi di bisogni educativi speciali, di orientamento e valutazione e tanto altro ancora. In buona sostanza è in campo l’ipotesi pienamente condivisa tra le principali forze politiche parlamentari, di attivare al più presto un percorso di carriera diversificato dei docenti. I docenti non saranno più tutti uguali e retribuiti secondo la regola egualitaria degli scatti di anzianità, ma ci saranno tre tipologie di insegnanti. Avremo i docenti ordinari, quelli esperti ed infine i docenti senior.
Se si dovesse concretizzare l’ipotesi su descritta, si tratterebbe del trionfo dell’ esponente politica di Forza Italia Valentina Aprea, che vedrebbe realizzata la sua proposta di legge sulla carriera dei docenti . Ricordiamo che nel 2008 la proposta di legge Aprea interveniva decisamente sugli assetti fondanti del sistema scolastico, prevedendo una carriera professionale dei docenti su cinque livelli. Il primo livello era individuato dai docenti neoassunti, successivamente passando per i livelli di docente iniziale, docente ordinario e docente esperto, si poteva arrivare al ruolo di vice dirigenza a cui si sarebbe potuto accedere tramite concorso per titoli ed esami. La domanda che viene in mente, sempre se è fondata l’ipotesi che circola nei meandri del Miur, è la seguente: “come mai il partito democratico, fiero oppositore nel 2008 di tale riforma Aprea, anche sugli aspetti riferiti alla carriera dei docenti, adesso adotta quasi pedissequamente la stessa identica riforma?”
Forse la furia riformista renziana è tanto cieca da rinnegare l’opposizione fatta sia alla Moratti che alla Gelmini in questi ultimi 10 anni?”. Se così fosse, bisognerebbe riconoscere che si sono persi lustri di tempo per una riforma che poteva essere già fatta nel 2003 o al massimo nel 2008 e soprattutto, bisognerebbe avere l’onestà intellettuale, da parte del governo Renzi, nel riconoscere che il governo Berlusconi, la Moratti, l’Aprea e la Gelmini ci avevano visto giusto e stavano attuando una buona riforma che maldestramente è stata contrastata soltanto per rivalità politica ed ideologica. Purtroppo per Renzi e per il suo governo, gli insegnanti la reputavano una pessima riforma e la continuano a reputare tale, anche se a farla è un partito che dovrebbe essere dalla parte della scuola e degli insegnanti. In ultimo una domanda fondamentale all’indirizzo del ministro Giannini: “se questa riforma fosse in agenda, chi deciderebbe lo status di ordinario, esperto e senior, da associare al tal docente?”. Esistono riserve notevoli, che questo possa essere affidato alle decisioni unilaterali del dirigente scolastico.
Resta certo solo un fatto: “se questa proposta diventerà legge, l’unica ad uscirne trionfante sarà Valentina Aprea”, con buona pace di tutti.