Politica scolastica

Carriera docente: per metterla nel contratto Ancodis potrebbe diventare un sindacato

L’Italia è uno dei pochi Paesi europei in cui non esiste un vero e proprio sviluppo professionale dei docenti: l’unica progressione è infatti quella di carattere economico ed è legata esclusivamente all’anzianità di servizio.
“Per la verità – sostiene Rosolino Cicero, presidente nazionale dell’Ancodis (Associazione nazionale collaboratori dei dirigenti scolastici) – quella degli insegnanti italiani è una carriera piatta. In gran parte dei paesi dell’UE, alla definizione della progressione della carriera concorrono diversi fattori tra i quali un rilevante peso hanno l’assunzione di incarichi aggiuntivi con ulteriori responsabilità, la formazione professionale continua, l’esperienza nel servizio”.
“Di norma – aggiunge Cicero – ai docenti vengono attribuite indennità integrative allo stipendio determinate a livello nazionale, regionale o misto con certezza di prospettive di carriera: si tratta di ‘incentivi’ per incoraggiare i docenti ad assumere responsabilità ed incarichi, a svolgere lavoro straordinario, ad accogliere favorevolmente proposte di azioni formative professionali”.
“In Italia – denuncia il presidente di Ancodis – un docente che svolge la propria attività ordinaria ha diritto alla stessa progressione di carriera di un docente che svolge per un intero anno (magari anche nel periodo estivo) funzioni aggiuntive nell’organizzazione, nella gestione, nella sicurezza, nella didattica per un monte ore certamente superiore a quello contrattuale. Siamo di fronte ad una irragionevole ed ingiustificata discriminazione professionale per la quale i Ministri competenti e le organizzazioni sindacali devono trovare soluzione già a partire dal prossimo rinnovo contrattuale”.

“L’ Ancodis – sottolinea Rosolino Cicero – propone che nel prossimo CCNL si passi da una struttura di carriera piatta (fondata esclusivamente sugli anni di servizio), iniqua ed arcaica ad una struttura di carriera delle figure di sistema (quadri intermedi o middle management) che tenga conto di una pluralità di elementi, dalla intensificazione del lavoro per incarichi aggiuntivi, alla formazione specifica certificata, alla diversificazione dell’orario di lavoro (didattico obbligatorio ed integrativo) e alla anzianità sia dell’attività di docenza che di incarico”.

“La nostra associazione – conclude il presidente – ha tre anni di vita e ci pare che sia arrivato il momento di incominciare a pensare ad un salto di qualità: stiamo discutendo sulla possibilità di diventare un sindacato, anche per dare più forza alle nostre richieste che sono largamente condivise da un numero sempre maggiore di docenti”.

Reginaldo Palermo

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