“Sul tema degli stipendi, siamo tutti d’accordo, il riconoscimento sociale del lavoro degli insegnanti passa proprio dagli stipendi, la retribuzione degli insegnanti è scesa sotto i tacchi, ben al di sotto dei livelli europei”. A dichiararlo, Ilaria Venturi, la giornalista di Repubblica, nella Giornata mondiale del docente firmata Tecnica della Scuola.
“Ma non è solo un tema contrattuale – continua l’esperta di scuola – il punto è anche definire figure diverse nel mondo della scuola, con stipendi diversi, e provare a riconoscere il merito. Il grande scandalo sta nella non specializzazione degli insegnanti che entrano in classe per stare al fianco degli alunni con disabilità, che sono i più fragili e avrebbero bisogno di essere più visibili e di avere garantita la continuità didattica. Quando Stefania Auci parla del fatto che il docente di sostegno si confronta ogni giorno con il dolore dei ragazzi e alla fine va in crisi, io credo che questo valga per tutti gli insegnanti, perché ti confronti con la stanchezza psicologica”.
Ecco, una riforma coraggiosa, per Ilaria Venturi, è quella che a 360 gradi prenda in carico la questione della carriera degli insegnanti in tutto il suo percorso, dentro e fuori le classi: “Bisognerebbe permettere agli insegnanti di prendersi degli anni sabbatici, di fare esperienza all’estero per un confronto sulle best practices, di andare nelle scuole di frontiera (ma dovrebbero farlo i docenti migliori) per fare da mentori o da tutor agli insegnanti più giovani. Si può parlare di tutto questo, anche prevedendo degli stipendi differenziati, o questo deve essere un tabù nel nostro Paese?” chiede provocatoria.
Ma in alcuni momenti prevale la sfiducia. “Sui grandi giornali, in questi giorni, negli articoli sul totonomi del prossimo Governo non compare quasi mai il dicastero dell’Istruzione, questo la dice lunga su quanto il nostro Paese tenga all’educazione dei giovani” chiosa la giornalista del Gruppo Gedi.
Chi vorrei al ministero dell’Istruzione? “Mi piace la suggestione di Pupi Avati che vorrebbe un poeta a trattare di scuola, ma nel contempo penso che si tratti di qualità, serve una persona che sappia di cosa parliamo, che abbia visto le classi del sud e del nord del Paese, che sappia mediare, non mi spaventa un ministro politico, ma deve trattarsi di una persona competente”.
Ad ogni modo “mi auguro che il nuovo ministro non rimetta mano all’esame di Maturità, come fanno puntualmente tutti i ministri, come se fosse la priorità delle priorità” sorride, ma la sua è qualcosa di più di una battuta.
Altre sfide? “Intanto il ministro dovrà chiudere il contratto. Il lavoro che gli insegnanti svolgono deve essere riconosciuto e lo si fa anche a partire dalla busta paga. Poi c’è il tema del Pnrr: le segreterie sono stremate, zero competenze per la gestione dei bandi europei, sarà molto difficile portare a casa questi fondi; poi bisognerebbe, soprattutto nel biennio delle superiori, ridurre il numero di alunni per classe; quindi il precariato, che è la grande piaga della scuola, con gli oltre 250mila precari in cattedra”.
Una nuova riforma del reclutamento?
Sulla trasformazione continua delle regole del gioco in fatto di reclutamento docenti interviene il nostro vice direttore, Reginaldo Palermo: “Ogni Governo che arriva cancella la riforma del reclutamento che trova e ne fa partire una nuova. Forse sarebbe il caso di dare vita a una riforma condivisa tra tutte le parti, in Parlamento, e poi attendere qualche anno che produca i suoi frutti? Cosa ne pensi?”
Ilaria Venturi è d’accordo: questa schizofrenia “fa male alla scuola, fa male al reclutamento del corpo docente. Adesso la riforma ce l’ha imposta il Pnrr, ma non c’è stata condivisione con il mondo della scuola, che le cose calate dall’alto non le digerisce. Su alcuni temi ci vuole un accordo stabile che duri negli anni anche oltre la caduta di un singolo Governo”.