Dopo che il nostro Paese ha ricevuto il documento di poche pagine arrivato da Bruxelles, in cui si raccomanda all’Italia di mettere mano alla questione della carriera dei docenti della scuola legata al merito e alle competenze, si attendono al riguardo, con evidente curiosità, le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che invece sembra essere in una silenziosa fase di riflessione.
In buona sostanza mentre ci viene imposta dall’Europa la “diversificazione della carriera dei docenti” legata a criteri meritocratici e alle competenze individuali di ogni singolo insegnante, si cercano indiscrezioni all’interno del Palazzo di viale Trastevere, che possano farci capire quali sono gli orientamenti del Miur a tale riguardo.
Dalle indiscrezioni che filtrano da ambienti interni al ministero dell’Istruzione, si apprende che la strada della riforma che decreterà la fine degli aumenti stipendiali degli insegnanti legato al meccanismo dell’anzianità è ormai certa e scatterà già dal prossimo anno scolastico.
Inoltre queste stesse voci di corridoio, che sembrerebbero attendibili, parlano di un ritorno della proposta fatta nel 2002 dall’allora ministro dell’Istruzione Letizia Moratti: l’introduzione della figura del “docente esperto”.
Quindi nella volontà del ministro Giannini c’è quella di riesumare la proposta di morattiana memoria?
Ci saranno quindi i docenti tutor o “esperti” che avranno il compito di aiutare gli insegnanti più giovani e meno esperti, o che avranno affidato il compito di coordinare progetti didattici e le diverse aree disciplinari? Sembrerebbe questa, sempre dando credito a voci di corridoio, la strada che vorrebbe intraprendere il ministro dell’Istruzione. Ma le sorprese non sono finite, si parla anche di pensare a una contratto separato tra insegnanti e restante personale scolastico.
In buona sostanza per i docenti è possibile prevedere un’area contrattuale separata, in modo da evitare un utilizzo indistinto delle risorse finanziarie messe a disposizione per i rinnovi contrattuali. Questo consentirebbe di trovare più facilmente le risorse finanziare per gestire la partita del merito, riferito ad una didattica di qualità. Bisogna ricordare, per dovere di cronaca, che questa strada è già stata percorsa con evidenti fallimenti, nel 2000 dall’ex ministro Luigi Berlinguer e nel 2002 proprio dalla Moratti.
Cosa fa pensare al ministro Giannini che questa volta la questione della diversificazione della carriera dei docenti andrà in porto? Adesso si tratta di capire quali saranno le mosse del responsabile del Miur, che dovrà spiegarci come intende differenziare gli stipendi degli insegnanti. Attendiamo che la Giannini rompa questo silenzio assordante, su temi così importanti che cambieranno il destino professionale di migliaia di insegnanti che temono di non essere all’altezza di meritare il ruolo di “docente esperto”.
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