“L’intenzione del governo è di razionalizzare e aggregare i 22 enti, di cui circa una dozzina sotto il controllo del Miur”, spiega la ministra “L’ho detto chiaramente in consiglio dei ministri: il riordino degli enti non sarà inserito nel decreto sulla pubblica amministrazione, ma in un altro provvedimento, ancora tutto da progettare.”
Un modello possibile da progettare “è la costituzione di un’agenzia unica nazionale. Io penserei, piuttosto a creare delle aggregazioni sulla base di attività svolte e missioni omogenee. Resta il problema delle risorse”.
E per non lasciarsi condizionare dai soldi “servono flessibilità e rapidità nell’assunzione delle decisioni. Anche se, ovviamente, se ci sono degli sprechi, vanno eliminati”.
Ma soprattutto, spiega la ministra, “bisogna fare programmazione, che significa certezza delle risorse. E, in particolare sulla scuola, dobbiamo capire che cosa possiamo fare per ripensare il contratto degli insegnanti, valorizzandone il ruolo e, soprattutto, immaginando un reclutamento che premi il merito. Conto di fare una proposta entro tre mesi. Prima, però, l’Economia deve dirmi quanto intende investire: una parte di denaro possiamo recuperando diminuendo i progetti in favore della premialità, ma poi è lo Stato che deve contribuire alla parte mancante”.
Anche il sindacato, dice Gianni “deve fare un salto culturale, così come stiamo provando a fare noi: da organismo che protegge il passato, deve diventare realtà che costruisce il futuro. Provo a essere più concreta: nella scuola, gli scatti di anzianità non possono essere l’unico canale per fare carriera”.
Per quanto riguarda invece l’abolizione dei test d’ingresso a medicina, la ministra pensa che “non si possa decidere il destino di un individuo, in due ore, con quei test e senza considerare la sua scuola scolastica. E’ questa una selezione efficace, mi domando? Mi piace di più il modello francese, con la selezione spostata al secondo anno sulla base dei risultati ottenuti. Certo, anche qui, va valutato il rapporto costi benefici”.
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