Gli studenti evasori, quelli che dichiarano redditi irrisori per beneficiare delle sovvenzioni pubbliche, sono finiti sotto l’occhio vigile della Guardia di finanza. Le sovvenzioni pubbliche sono rappresentate dagli alloggi universitari, delle borse di studio dagli sconti sui trasporti e mense. Nelle tre università romane ( stessa situazione in altre zone d’Italia ) sono migliaia le posizioni sospette, infatti, è irregolare il 62% d i quelle già esaminate , cioè 340 su 546. Anche nell’anno accademico precedente su 848 verifiche 521 sono risultate false.
A titolo di esempio in diversi articoli di stampa viene indicata una studentessa di Roma Tre, figlia di un proprietario di una Ferrari e di una villa di lusso, che dichiara solo 19 mila euro di reddito annuo. Questa stessa studentessa , grazie alle sue autocertificazioni non veritiere, non solo ha risparmiato 1.700 euro di retta universitaria, ma risultava anche in corsa per una borsa di studio da 26 mila euro. A tal proposito il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Roma, nel corso della presentazione in Regione Lazio dei dati delle indagini nelle università romane, ha dichiarato: “In questo periodo di crisi si moltiplicano i tentativi di godere illecitamente di sovvenzioni. Da qui questo Patto “antifurbetti” che ha come obiettivi quello di snidare i falsi poveri che cercano di scavalcare i veri poveri, che sono parecchi e sono famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese ed hanno difficoltà far studiare i loro figli. È giusto che i soldi pubblici finiscano a loro e non ai più ricchi “.
Opportuno dunque l’intervento della ministra alla radio
”Ci sono furbetti tra gli studenti come fra tutte le categorie, disonesti li chiamerei. Il nostro obiettivo deve essere quello di valutare i diversi contesti territoriali, di consentire al università di essere quell’ascensore sociale di cui si parla. Ma per fare questo deve laureare bene, deve avere le risorse e utilizzarle bene, lavorando ‘a budget”’.
Lavorare ‘a budget’, ha spiegato il ministro, significa che ”ogni università dovrebbe lavorare utilizzando il suo budget, ovviamente con forme di controllo e di revisione dei conti. E’ un po’ come il discorso dei ‘furbetti’: se noi facciamo i controlli a campione, le verifiche e contestualmente lavoriamo per la qualità dei servizi”.
Per Carrozza, ”un indicatore importante è la qualità della ricerca: se un ateneo ha preso un professore che vanta pubblicazioni scientifiche sopra la media, quello è un dato significativo, efficace. La produzione scientifica è migliorata o peggiorata? E questo è un parametro importante, visto anche i professori italiani sono gli unici, nella pubblica amministrazione, a essere sottoposti a valutazione e analisi accurate sul loro lavoro”.
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