Come già segnalato in precedente articolo, è quanto prevede il decreto firmato dalla ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. La commissione di studio, senza oneri per l’amministrazione, sarà composta dal Prof. Stefano Liebman, Professore ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università commerciale “Luigi Bocconi” di Milano; dal Prof. Marco Mancini, Rettore dell’Università della Tuscia di Viterbo e Presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane e dalla dott.ssa Marcella Gargano, Vice Capo di Gabinetto del Miur.
La commissione presenterà al Ministro, al termine dei suoi lavori, e comunque entro due mesi dalla sua costituzione, una relazione finale.
Il problema è dunque quello di capire quanto vale realmente una laurea conseguita attraverso le università telematiche, visto che dal punto di vista legale è equiparata alle lauree conseguite negli atenei statali e non statali tradizionali. Ma dal punto di vista degli apprendimenti è la stessa cosa?
Secondo quanto si legge nell’ultimo rapporto del Cnsvu, in seguito all’esigenza manifestata a livello europeo di “migliorare l’accesso alle risorse di apprendimento e di favorire, perciò, l’avvio in forma sperimentale di nuove modalità didattiche”, “a distanza di vari anni, l’obiettivo sembra molto lontano dal suo raggiungimento. Emerge una situazione abbastanza critica. Si tratta di un settore che ancora non si è integrato con il sistema delle università tradizionali. Anche le situazioni delle singole università sono molto differenti, con punte, se non di eccellenza, di buona organizzazione e qualità dei risultati”.
I 35mila iscritti nel 2012/2013 delle università telematiche italiane sono poca cosa rispetto ai 180mila iscritti alla Open University inglese o a 150mila della Uned spagnola. Non convince i valutatori del Cnvsu, inoltre, “la presenza di corsi di studio telematici in classi di laurea in cui si prevede normalmente la presenza di attività sperimentali importanti, anche se in linea con la normativa vigente, può rappresentare un problema, per la difficoltà/impossibilità di frequentare i laboratori”. Se a questo aggiungiamo un sistema di “riconoscimento dei crediti” che per diverse ragioni lascia parecchie perplessità e dotazioni di personale docente e finanziarie piuttosto carenti “le criticità del sistema delle università telematiche sono diverse”. Per questo la ministra vuole vederci chiaro.
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