Carrozza ha un’idea: aggiornamento obbligatorio per tutti i prof

Cambiano i governi, ma continuano a fioccare le proposte di incremento degli impegni dei docenti a costo zero. Solo per rimanere agli ultimi mesi, nello scorso autunno ci aveva provato l’entourage dell’ex ministro Profumo con l’originale idea di portare orario d’insegnamento a 24 ore settimanali per tutti. Qualche settimana fa è toccato all’attuale responsabile del Miur, Maria Chiara Carrozza, impegnarsi a favore della necessità di avviare un orientamento sistematico per il post medie e superiori (provvedimento peraltro già inserito nel decreto sulla scuola): un’attività rilevante, anche ai fini della prevenzione dell’abbandono scolastico e universitario, inserita però forzatamente nel “pacchetto” delle attività funzionali all’insegnamento. Proprio per non prevedere costi.
Il 12 settembre, nel corso delle tante interviste rilasciate in avvio di anno scolastico, lo stesso Ministro ha introdotto una new entry per la categoria dei docenti italiani: l’aggiornamento obbligatorio. Sollecitata da ‘Radio Anch’io’ sull’opportunità di favorire l’aggiornamento per gli insegnanti che dovranno affrontare registri elettronici e lavagne multimediali, Carrozza ha prima detto di essere convinta del fatto che “gli insegnanti vogliono aggiornarsi. Il problema – ha aggiunto il Ministro – è che non ci sono opportunità, già lo stipendio è molto basso e quindi sembra chiedere troppo”.
Idea da scartare quindi? Nemmeno per sogno. “Dovremo offrire strumenti per l’aggiornamento accessibili a tutti e compatibili con la vita degli insegnanti”, sottolinea Carrozza. Per poi concludere con una frase che non farà sicuramente piacere alla categoria: “secondo me si andrà verso un aggiornamento obbligatorio, però deve essere fatto nel modo opportuno e adeguato al sistema scolastico”.
Insomma, se questa è l’intenzione se ne riparlerà presto. L’occasione potrebbe essere il confronto con i sindacati per il rinnovo della parte normativa del contratto collettivo nazionale di lavoro. L’impressione, però, è che da parte dell’amministrazione si continui a marciare verso un processo di rinnovamento della professione (e delle professionalità) senza aver la minima volontà di fare, nel contempo, adeguati investimenti.
L’idea dell’amministrazione di impegnare la giornata lavorativa dei docenti con più ore di insegnamento, maggiori attività funzionali e ora anche di aggiornamenti obbligatori potrebbe anche avere un fondamento. Ma pensare di realizzare questo programma mantenendo sempre gli stipendi bloccati, mediamente a 1.300 euro al mese, e senza incentivi consistenti, trasforma il tutto in una proposta davvero poco gradita.
Alessandro Giuliani

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