Come è noto ormai, e stando al dibattito che si è acceso in tutta Italia si ha l’impressione della classica “guerra di religione”, il referendum popolare è stato promosso dal comitato Articolo 33. La consultazione si terrà a Bologna domenica 26 maggio dalle 8 alle 22 ma è semplicemente un referendum consultivo che invita i cittadini a esprimere una preferenza sull’uso dei finanziamenti comunali tra l’opzione A («utilizzarle per le scuole comunali e statali») e B («utilizzarle per le scuole paritarie private»). A sostegno della prima si sono schierati, tra gli altri, Movimento 5 Stelle, Fiom e Sel. Una scelta che ha provocato frizioni e spaccature nel centrosinistra visto che il Pd sostiene la seconda opzione.
Ecco intanto cosa ha scritto la ministra Carrozza:
”L’accordo attuale ha funzionato per anni e ha permesso di ampliare il numero di bambini ammessi alla scuola dell’infanzia, che nel sistema integrato bolognese fra scuole comunali, scuole statali e paritarie riesce a coprire ben il 98% della domanda”.
Quindi la ministra piega che ”pur nel rispetto di tutte le posizioni, come ministro dell’Istruzione punto a un buon governo pubblico del sistema attuale. Inoltre, non ritengo che la vicenda bolognese debba essere trasformata in una bandiera nazionale”. Ricorda poi che ”l’ultimo rapporto Istat ci consegna il triste primato di paese con la quota più alta in Europa di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non partecipano ad attività formative: come si capisce da una lettura attenta del rapporto, l’investimento in istruzione, nel solco della Strategia Europa 2020, è fondamentale per cambiare la situazione. E per fare questo abbiamo bisogno soprattutto di una scuola pubblica più forte. Come ha detto il presidente Letta, la società della conoscenza e dell’integrazione si costruisce sui banchi di scuola e nelle università. Si dirà: non basta, è necessario andare dalle parole ai fatti. Bene, questo vuol dire esattamente affrontare con serietà i temi veri, parlare di competenze degli alunni, di cultura formativa, di investimenti. E questo significa mettere davanti a tutto le esigenze dei bambini, perchè dobbiamo avere a cuore una scuola che dia opportunità a tutti loro. Una scuola che non escluda nessuno. Dare risposte a tutti i bambini è l’esigenza pubblica per eccellenza, in cui i ”beni comuni” sono tutte le realtà educative che, in un sistema integrato, sanno mettersi al servizio della formazione dei nostri figli nel rispetto dell’interesse collettivo. Infatti, secondo la legge 62 del 2000, nota come legge Berlinguer, il sistema d’istruzione nazionale integrato e’ costituito da scuole comunali, scuole nazionali e scuole paritarie, che svolgono tutte un servizio pubblico”. Davanti a queste esigenze ”pressanti, e davanti a un sistema educativo come quello bolognese che in una sussidiarietà positiva ha trovato un’occasione di allargamento di opportunità per tutti, con risultati di eccellenza testimoniati dalle esperienze e dalle statistiche, il dibattito sul referendum di domenica 26 maggio di Bologna sembra privilegiare soprattutto le esigenze politiche e i diversi posizionamenti ideologici, piuttosto che gli interessi dei bambini. A volte, in queste discussioni, la prima impressione e’ che ci si dimentichi di loro con troppa leggerezza – conclude il ministro Carrozza – la sacrosanta battaglia per una scuola pubblica più forte non si può vincere mettendosi contro chi cerca di dare un posto a tutti i bambini”.
Home Archivio storico 1998-2013 Notizie dalle Regioni Carrozza: l’accordo sulle paritarie non è contro la scuola pubblica