”Dobbiamo intervenire per colmare il divario tra i territori che sta diventando sempre più forte. Penso che il mio compito sia da una parte sostenere chi si trova più avanti, ma dall’altra aiutare chi è rimasto indietro. Non possiamo più permetterci gli attuali alti tassi di dispersione scolastica in alcuni territori”.
A spiegarlo è stata la ministra nel suo intervento all’assemblea dell’Anci. ”Senza alleanza vera tra enti locali e ministero non riusciremo mai a rimettere al centro questi temi. Il paese si cambia parlando di scuola non solo per il personale ma per gli studenti. Il nostro obiettivo non è dare un certificato o un titolo ma dare le competenze per trovare lavoro”.
In una intervista invece al Mattino di Napoli, a proposito dei finanziamenti alle università e sul fatti che la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, risulta in testa alla classifica dei maggiori finanziamenti, ha precisato: “Fa notizia la percentuale, non la quantità delle assunzioni e quindi delle risorse.
La Scuola Sant’Anna è il più piccolo degli istituti universitari italiani, appena 100 unità di personale scientifico: proprio per questo ha avuto diritto a poche assunzioni, il 4,79 per cento per essere precisi. Se l’indice che misura le assunzioni è risultato il più alto è solo perché misura il rapporto tra docenti e nuovi assunti. Ma non si può certo paragonare la Sant’Anna ad atenei che hanno migliaia di docenti e ricercatori, ogni confronto sarebbe quanto meno azzardato. Il nostro indice è del 41,5 per cento, quello di un ateneo come Bari supera l’80%. Non ho mosso un dito e non avrei, del resto, nemmeno potuto farlo. L’assegnazione delle risorse avviene in base a norme relative agli organici attraverso un parametro tecnico, non alla volontà di un ministro”.
Se poi la ministra si aspettasse tanto clamore per la richiesta, accordata, di ridurre da 5 a 4 anni la durata della scuola secondaria di secondo grado per aprire prima ai giovani le porte del mercato del lavoro, ha detto: “Abbiamo dato il via libera ad una sperimentazione richiesta da alcune scuole. Si tratta di un numero esiguo di istituti che vogliono portare avanti un progetto e mi sembra giusto dargliene la possibilità. Verificheremo con attenzione il loro percorso ma non penso che bisogna aver paura di innovare. Sono anche il frutto della spending review”