“Ha presente una rivoluzione culturale? Ecco, è quello che ci vuole”, anche se occorrono soldi che però “ce ne fossero tanti ma non cambiassimo tutti mentalità, mettendo l’istruzione e la cultura al centro di ogni nostra agenda sarebbero buttati”. Per questo, sottolinea ancora Carrozza, “serve un cambio di mentalità, una rivoluzione culturale che metta davanti l’istruzione, che faccia capire come gli investimenti in questo settore non possano considerarsi una spesa ma una scommessa sul futuro nei nostri ragazzi e dell’Italia”. L’obiettivo è allora quello, dice la ministra, di “lavorare su una strategia che guardi in particolare allo studente, ai suoi bisogni e alle sue prospettive di cittadino. Con il decreto “L’istruzione riparte” si sono fatti passi nella direzione giusta, pensando a studenti e docenti”.
In modo particolare, specifica Carrozza, “qui, in Alto Adige, le lingue sono un tesoro che va diffuso il più possibile nelle scuole. Il bilinguismo funziona bene sia nelle scuole tedesche che in quelle italiane. Ma la Provincia gode anche di un’autonomia legislativa e organizzativa che le permette di agire, sperimentare, venire incontro alle più disparate esigenze del territorio. Naturalmente sempre in accordo col sistema nazionale di istruzione”.
Se potesse, la ministra si impegnerebbe per “una strategia di lungo periodo. Il cui cuore pulsante devono essere i tre settori che ha citato. Insieme possono rappresentare la nuova via per lo sviluppo economico italiano. Nuovo, più sostenibile, che punti alla ricerca e alla valorizzazione dei beni culturali. Quanto a possibili iniziative immediate, abbiamo ribadito al consiglio dell’Unione europea che il governo italiano sosterrà le linee di ricerca nell’ambito del cultural heritage. Per l’università punteremo sui giovani ricercatori e su “starting grands” indirizzati solo a loro. E per la scuola, già il decreto “l’istruzione riparte” inverte la rotta con nuovi investimenti”.
Per quanto riguarda invece dell’Alto Adige e di questa regione, alla ministra “piace tutto. Credo che questa collocazione, due lingue, due culture, sia un punto di forza da valorizzare. Dico solo che il bilinguismo offre grandi opportunità. E anche una prospettiva di maggiore incisività in vista di una società multiculturale. Credo che il vostro futuro non sia solo nel turismo ma anche in uno sviluppo industriale sostenibile e compatibile con l’ambiente”.
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