Home Archivio storico 1998-2013 Attività parlamentare Carrozza: per salvare la scuola servono soldi, non c’è un piano B

Carrozza: per salvare la scuola servono soldi, non c’è un piano B

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Tutti concordano su un fatto: alla scuola italiana serve recuperare il terreno perduto negli ultimi anni, contraddistinti dai tagli inferti ad organici, sedi, incentivi al personale e via dicendo. Tutti apprezzeranno, quindi, le parole pronunciate il 12 agosto dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, a margine della commemorazione dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Ai giornalisti che le chiedevano se i fondi ci sono, la Carrozza ha replicato: “il decreto del Fare è solo l’inizio. Stiamo lavorando per un provvedimento più importante per la scuola. La scuola deve essere al centro dell’attenzione per il futuro“. Il Ministro ha quindi ricordato l’importanza di aggiornare le competenze dei docenti. E di mettere loro a disposizione degli strumenti adeguati. Si è poi soffermato sul passaggio dal libro di testo cartaceo a quello digitale, spiegando che si tratta di un momento cruciale. E che, quindi, intende studiare a fondo per non commettere errori.
Poi, quando gli è stato chiesto con quali fondi intendesse avviare il progetto di rilancio del settore scolastico, la Carrozza ha replicato che “i fondi devono essere trovati perché non c’è un piano B. Il piano B è la distruzione della scuola, il retrocedere del nostro Paese. Lo dicono tutti i rapporti internazionali, noi stiamo scalando perchè non investiamo abbastanza“.
Quindi, rispondendo ad una domanda sulle pressioni del Pdl per l’abolizione dell’Imu, ha tenuto a far sapere di stare ad esercitare ”una pressione fortissima perché ci sia la scuola come priorità a settembre. Riconosco l’importanza dell’Imu e anche il fatto che poi tocca tanti cittadini. Ma io per questo mi rivolgo ai cittadini che devono capire che la scuola è altrettanto importante, se non più importante”.
E ancora: “gli studenti a settembre ritorneranno a scuola e che insegnanti avranno? – ha proseguito il Ministro – che aule avranno, che libri, tutto questo dipende dal nostro investimento nella scuola, abbiamo già tolto alla scuola, basta leggere il rapporto Giarda sulla spesa pubblica che invito tutti a leggere. Abbiamo già drenato tante risorse che sono finite in altri capitoli, adesso è il momento di far tornare indietro qualcosa perchè la scuola ha bisogno di interventi strutturati, mirati, di un progetto culturale soprattutto che veda nella scuola, nell’università e nella ricerca la riscossa di questo paese“.
L’ultima dichiarazione del Ministro è un vero e proprio appello pubblico: “Quindi io mi rivolgo ai cittadini, se loro lo vogliono i soldi si troveranno”. Si tratta di una frase che qualche dubbio, lo ammettiamo, lo lascia. Cosa significa? Che forse dipende dalla volontà dei cittadini convincere Governo e Parlamento a stanziare i soldi per i provvedimenti salva-scuola? Che è meglio pagare l’Imu piuttosto che togliere ancora una volta i soldi all’istruzione?
O forse, che se i cittadini si faranno sentire abbastanza, magari con una manifestazione nel bel mezzo di Ferragosto, riusciranno a convincere il Consiglio dei ministri a varare i provvedimenti contenuti nel decreto D’Alia, per ora messi nel “congelatore” e forse in programma per il primo CdM al ritorno dalle vacanze
Se è questo che intendeva il Ministro, allora lo dica chiaramente.
Dopo il blocco ulteriore dei contratti del pubblico impiego fino a tutto il 2014, ai lavoratori del settore è arrivata l’ennesima mazzata. Che a settembre potrebbe tradursi in proteste. Anche di piazza.
Da parte delle famiglie il malcontento per il servizio offerto dalle scuole, soprattutto per la riduzione della qualità e degli orari settimanali, è tangibile.
Il Ministro dica loro chiaramente, con dichiarazioni meno enigmatiche, come convogliare questi stati d’animo. Come far arrivare ai decisori politici la spinta per convincerli a trovare i soldi necessari. Con o senza Imu.