Le dichiarazioni del ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, fatte ai microfoni della trasmissione radiofonica “Nove in punto” sulle frequenze di Radio 24, si potrebbero sintetizzare nel seguente modo: “Il Ministro lascia o raddoppia?”.
Le parole del responsabile del dicastero di viale Trastevere sono un messaggio chiaro a tutto il Governo e sembrano prospettare un netto cambiamento di passo, rispetto ai Governi precedenti, sulle politiche scolastiche e della ricerca.
Il ministro Carrozza è determinato a lasciare il suo ministero se le scelte del governo non fossero volte a trovare risorse economiche da investire sulla scuola pubblica. Le sue dichiarazioni sono molto trasparenti ed anche impegnative: “O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica oppure devo smettere di fare il Ministro dell’Istruzione”.
Due le priorità che emergono dalle parole del Ministro: sicurezza edilizia delle scuole e bisogno di più insegnanti.
Anche in questo caso le dichiarazioni sentite dall’emittente Radio 24 non lasciano dubbi: “E’ necessario per il futuro del Paese, non ci sono strade disponibili. Siamo in una situazione drammatica, dobbiamo mettere in sicurezza le nostre scuole, dobbiamo metterle in grado di proteggere i nostri bambini. Abbiamo bisogno prima di tutto di un investimento nell’edilizia scolastica e poi abbiamo bisogno di più insegnanti”.
Secondo il ministro Carrozza il futuro del nostro Paese passa inevitabilmente dal rafforzamento del corpo docenti e dal potenziamento, sia sotto l’aspetto del tempo scuola e sia sotto quello della qualità dell’offerta formativa, del servizio di istruzione pubblica.
Secondo il Minsitro per sconfiggere l’alto tasso di abbandono scolastico e per migliorare le competenze dei nostri studenti bisogna lavorare su questo potenziamento, e quindi è necessario investire sull’intero settore.
Adesso attendiamo il Ministro alla prova del fuoco, per appurare se sarà costretta a lasciare, sotto la scure delle politiche di austerità, oppure se ci sarà il miracolo del raddoppio delle risorse economiche anche in un momento di crisi. Non vorremmo che, come capita spesso nel nostro mondo politico, che si permane e non si lascia nonostante i continui tagli e risparmi di spesa.
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