”Mai più si deve arrivare a 25 anni senza aver mai lavorato nemmeno 1 giorno: questo ci fa stare fuori dall’Europa”. Bisogna agire in modo “da favorire le attività di stage e il lavoro estivo” degli studenti italiani. Rispetto agli altri paesi Ue ”i nostri studenti escono un anno dopo dal liceo e questo è già un peso in termini di competitività, una questione che non va presa a cuor leggero”.
Ecco, sono proprio queste ultime parole che rilasciano qualche sospetto (benché si faccia peccato) e che meritano qualche riga di commento.
Perché infatti questo richiamo alla durata degli studi delle scuole estere? Un anno in più in Italia, dove si esce a 19 anni, provoca, dice la ministra, un “peso in termini di competitività”. E siccome, pare di capire, le Nazioni globalizzate si poggiano sulla concorrenza, occorre competere, mettendo sul mercato forze giovani, diciottenni, che possono capovolgere i destini del nostro Paese. Prima i nostri studenti raggiungono il diploma, prima possono aiutare a sollevare i destini della Patria, in armi sulle trincee dell’economia col resto del mondo.
Ma si potrebbe pure leggere quella frase nel senso che il “peso in termini di competitività” siano le spese che lo stato deve affrontare per mantenere un anno in più i suoi ragazzi nelle scuole, per cui, invece di fare investimenti “produttivi” e “competitivi” in altri settori, magari strategici per l’economia e l’occupazione, li deve impiega per l’istruzione, impedendo di dirottare risorse preziose altrove.
In ogni caso, tuttavia, sia la lettura: a) e sia la lettura: b) sembrano volere dire che un giorno o l’altro questa questione della durata dell’anno in più della nostra scuola, che inibisce la competitività e che è un peso che non “va presa a cuor leggero” bisogna discuterlo e a fondo.
Se facciamo riferimento, ricordandolo, quando propose il già ministro Profumo, coinvolgendo perfino un gruppo di lavoro su questa precisa materia, sembra proprio che fra non molto la scuola di istruzione secondaria superiore sia condannata a perdere un anno, passando da 5 a 4 anni.
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