Occorre “avviare un lavoro di revisione/aggiornamento delle Linee guida per l’accoglienza degli alunni stranieri, documento del 1 marzo 2006, con un’attenzione particolare al tema e alle problematiche delle seconde generazioni di immigrati nonché a quelli della valutazione, della didattica, dell’orientamento scolastico”.
“Cercheremo di distinguere i diversi bisogni e, in particolare, quelli dei neo arrivati e quelle degli studenti di origine straniera nati e cresciuti nel nostro Paese dove, come fu per gli italiani emigrati di seconda generazione, emergono i diversi temi di una vera e propria integrazione culturale”.
“Oggi rispetto all’inizio dell’integrazione dei bambini e ragazzi di nazionalità non italiana, l’aumento più significativo di studenti si riscontra nelle scuole secondarie di secondo grado, quasi 200.000, in gran parte iscritti negli istituti tecnici e professionali dove, però, abbiamo in generale – ma in particolare con gli alunni stranieri – tassi troppo elevati di insuccesso formativo”.
“In grande sintesi – ha spiegato ancora Carrozza – sul totale degli alunni stranieri, il 45% sono nati in Italia e gran parte di essi parlano la lingua italiana, mentre il 5% sono arrivati da poco nelle nostre scuole e sono per la gran parte non italofoni. Va anche notato che le scuole ci segnalano una pluralità di diverse competenze nella nostra lingua la quale – ricordiamolo – è lingua veicolare per ogni disciplina e ha una complessità maggiore come lingua di apprendimento di quanto abbia come lingua della socialità infantile e adolescenziale. Del resto, va pure sottolineato che vi sono molte buone pratiche in questo campo”.
In un decennio, ha detto la ministra siamo proficuamente passati “dall’accogliere 50 mila all’includere 800 mila bambini e ragazzi di cittadinanza non italiana. Una riflessione da parte di tante scuole sulle pratiche positive di questo decennio ci suggerisce che uno specifico investimento va compiuto nella formazione dei docenti sia per quanto riguarda le tecniche di insegnamento, che per quanto riguarda la valorizzazione dell’apporto che bambini e i ragazzi stranieri possono dare in termine di lingue e culture diverse e come parti integranti la nostra comunità nazionale”.
“Una linea d’azione – ha concluso – che si sta intraprendendo (e che tante esperienze ci indicano che possa avere buoni risultati) è dedicata al tema della ‘peer education’ in contesti multiculturali: alunni e studenti di seconda generazione (o studenti italiani) che fanno da tutor a studenti stranieri di prima generazione e neo arrivati attraverso la valorizzazione e l’implementazione di buone pratiche, in una logica di interscambio culturale”.
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