Le “frecciate” degli alti rappresentanti del Pdl nei confronti degli investimenti contenuti nel decreto sulla scuola, ora in discussione alla Camera, non devono essere andate giù al ministro Carrozza. E probabilmente ancora meno lo scarso impegno, la carenza di repliche, registrato sull’argomento tra i colleghi di partito. Tanto è vero che il responsabile del Miur non lo manda a dire.
A margine di un dibattito alla Festa nazionale tematica del Pd su scuola e università in corso a Pisa, il 21 settembre il Ministro ha dichiarato che “il Pdl chiede continuamente di abbassare le tasse e di eliminare l’Imu: vorrei sapere cosa chiede il Pd? E se vuole di più dal governo su temi centrali come la scuola, l’università e la ricerca scientifica”. Carrozza ha poi aggiunto: “oggi la Merkel ha detto che la Germania è forte anche per la sua capacità di attrarre ricercatori dall’estero. Questi temi non possono restare ai margini dell’agenda italiana. Per questo vorrei che il Pd parlasse più di contenuti: la politica economica è importante, ma credo che innovazione, scuola, università e ricerca non possono che essere pilastri di una certa politica economica”.
Il Ministro, parlando del dibattito congressuale all’interno del Pd, ha infine detto, “di voler osservare ciò che accade nel mio partito senza essere attivamente in campo nella competizione tra i diversi candidati perché – ha precisato – sono al governo e dunque seguo la strada tracciata dal premier Enrico Letta, ma porterò un mio contributo: distribuirò le mie posizioni su scuola e università e spero che i candidati alla segreteria le discutano per metterle al centro della loro proposta politica”.
“Vorrei – ha concluso – che il Pd facesse della scuola e dell’università il punto centrale della sua proposta politica per rilanciare il paese”.
Il messaggio è chiaro. Sulle risposte, tuttavia, non ci sono certezze. Soprattutto perché la scuola, assieme ai precari e ai fondi a cultura e allo spettacolo, potrebbero diventare sempre più terreno di “ricatto” per mantenere il Governo in vita. A quel punto, il Partito democratico sarebbe di fronte ad un difficile scelta: far cadere il Governo, per non tradire il suo programma, oppure salvarlo inserendo nel “calderone” dei comparti da tagliare anche quelli sinora dichiarati intoccabili?