La vicenda vede protagonista un insegnante tecnico pratico, all’epoca dei fatti in servizio presso una scuola superiore della provincia nord di Milano, ed oggi collocato in quiescenza.
Il docente, un bel mattino, si collega alla piattaforma “carta del docente” per generare il bonus dal portafoglio elettronico e non trova il consueto accredito annuale dei 500,00 euro relativi all’anno scolastico 2017/2018, allarmato segnala la cosa al numero verde della piattaforma telematica e l’operatrice gli consiglia di scrivere alla propria scuola di servizio esponendo i fatti, che “avrebbe” a sua volta dovuto segnalare la problematica all’UST e/o all’USR.
Lo sfortunato insegnante si arma di santa pazienza e scrive alla Dirigente Scolastica protempore (reggente), ricevendo rassicurazioni dagli addetti dell’ufficio del personale della scuola, che riferiscono di informare tempestivamente i suddetti uffici gerarchici. Passano i mesi e non succede niente di niente, il docente chiede lumi in segreteria ma nessuno gli sa dare risposte concrete; intanto si avvicina la data della pensione, il 1 settembre 2018.
Combattuto, soprattutto per una questione di princìpio, l’insegnante decide di non lasciar perdere e si rivolge ad una giuslavorista esperta di diritto scolastico – l’Avvocatessa Laura Podagra del Foro di Monza.
Il legale esperisce immediatamente il tentativo di conciliazione con l’amministrazione, per addivenire ad una soluzione bonaria della controversia, ma puntualmente rimane inevaso (prassi assai comune e diffusa in tutto lo stivale, da quando è stato reso facoltativo), dopodiché propone ricorso al tribunale del lavoro territorialmente competente, il Foro di Monza.
La giudice, dott.ssa Zenaide Crispino, convoca le parti nella prima udienza: presenti solo il ricorrente e la propria Avvocatessa, del Miur neanche l’ombra.
Stessa cosa per la seconda udienza, Miur latitante, ma questa volta la giudice decide, accertando e dichiarando il buon diritto del docente ad essere risarcito dal Miur per il corrispettivo di 500 euro a titolo carta del docente per l’anno scolastico 2017/2018.
Ovviamente, il Miur soccombe in giudizio e viene condannato “in contumacia” a risarcire il docente e a pagare le spese di lite triplicando l’esborso, alla faccia dell’erario.
Come diceva qualcuno, a questo punto la domanda sorge spontanea: forse, se qualcuno in questa vicenda avesse fatto metà del proprio dovere, probabilmente sarebbe bastato solo un clic sulla tastiera di un pc per accreditare il bonus carta del docente al malcapitato insegnante; c’era proprio bisogno che lo sentenziasse un giudice del lavoro?
Si sarebbe evitato d’intasare la macchina giudiziaria, peraltro già congestionata da cause ben più importanti di questa, e soprattutto “avremmo” risparmiato i quattrini che l’amministrazione scolastica dovrà sborsare per rifondere le spese processuali, soldi che appartengono a noi tutti contribuenti.
LA SENTENZA (scarica il file PDF)