Dove finiscono i soldi che gli insegnanti italiani hanno in dote con la “carta docente”? Difficile dirlo e accertarlo, ma secondo quanto pubblica La Stampa solo “un un quarto della spesa annuale stanziata dal ministero dell’Istruzione per il “bonus” viene speso per la formazione. Il resto dei soldi, da 4 anni, i docenti li spendono soprattutto per comprare pc e tablet. E nell’ordine: per andare a teatro, al cinema, ai concerti e per visitare musei”.
E se tutto questo è previsto dalla legge, sono in tanti a sostenere che la spesa debba essere invece centrata solo su aggiornamento e formazione e che il “portfolio professionale” dei docenti sia l’unico destinatario della card.
In soldoni, specifica il quotidiano, già dall’anno scolastico 2016-2017, fino al 7 gennaio scorso, lo Stato ha sborsato più di un miliardo di euro per la formazione dei 750 mila docenti italiani. Nel primo anno la dotazione finanziaria fu di quasi 256 milioni. Nell’anno successivo furono stanziati altri 350 milioni; l’anno dopo il fondo arrivò a quota 315 milioni mentre quest’anno la spesa sarà di 380 milioni: poco più di 134 milioni sono stati già spesi entro il 7 gennaio. Tuttavia in quattro anni la percentuale dedicata alla formazione è in leggera crescita: si passa dal 21,51% del primo anno per sfiorare circa il 30% nello scorso anno. Ma il dato fornito dal Miur aggrega corsi di formazione e libri. In quel dato sono contabilizzati sia i libri di approfondimento didattico e pedagogico ma anche i romanzi, per cui è difficile sapere se i docenti spendono di più per i libri o per i corsi.
E se Pc e tablet sono gli acquisti più amati, restano tutte sotto lo zero le percentuali dei docenti che utilizzano i soldi della carta per le certificazioni informatiche cresciute dallo 0,19% del 2017 fino allo 0,46% del 2019.
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