“Per gli insegnanti, trasformare la carta docente da 500 euro l’anno in una mancia nello stipendio di pochi euro al mese sarebbe una beffa colossale”: lo dice alla Tecnica della Scuola, Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas.
Il sindacalista è contrario alla possibilità di annullare il finanziamento introdotto con la Legge 107 del 2015, assieme all’obbligo dell’aggiornamento professionale. “Siamo alla demagogia allo stato brado”, commenta.
D’Errico, perché tanto ostracismo?
Perché se una somma di soldi va nello stipendio bisogna considerare che va ridotta di almeno la metà, per via della tassazione e delle trattenute. Ma in questo caso anche di più.
Per quale motivo?
Bisogna considerare che i fondi, se messi in busta paga, andrebbero pure al personale Ata.
I quali guadagnano pochissimo…
È vero, meno di tutti. Il problema è che il Governo deve stanziare delle somme specifiche per amministrativi, tecnici e ausiliari, incrementando il loro stipendio non di pochi spiccioli, ma di 300 euro netti al mese. Invece agli Ata è stata tolta la sostituibilità per malattia, vengono pagati meno di tutti nel comparto pubblico, si sono creati 40 mila posti vuoti, tanto che non c’è nemmeno più la vigilanza minima nei locali scolastici. Poi continuano a rischiare il penale.
Quindi, l’idea del bonus nello stipendio è da rigettare?
Certo. La verità è che per legge i soldi dei bonus sono da destinare solo ai docenti. E a loro devono andare. Se invece, si vogliono cambiare le regole sull’aggiornamento, allora basta saperlo. Senza però partire dalla fine.
Ma questa filosofia non pensa che possa creare divisioni?
Le divisioni le crea chi lascia gli stipendi del personale scolastico sotto il costo della vita. E chi continua ad attuare la logica del divide et impera, del togliere ad uno per dare all’altro. Non è applicabile nella scuola, in particolare, dove c’è già una carenza generale di risorse. Ci sono anche le esperienze passate che insegnano: nel 2000 i soldi già stanziati per il concorsone Berlinguer mai fatto, 300 mila lire a docente, finirono nelle risorse generali del fondo d’istituto. Per perdersi poi nel tempo.
Unicobas cosa propone per migliorare la carta docente?
Prima di tutto che sindacati, Miur e il Governo decidano di occuparsi di argomenti più importanti per le sorti delle nostre scuole. L’accordo fatto ad aprile con il premier Conte, ad esempio, riguardava anche il ritiro di norme che continuano a stare in giro per il Parlamento, come la regionalizzazione della scuola. Ma sono passati dieci mesi e non è cambiato nulla. Anzi, ci ritroviamo ora con il ministro per gli Affari Regionali del Pd, Francesco Boccia, che non disdegna certi programmi.
E se invece, alla fine, la carta dell’aggiornamento annuale dovesse finire nello stipendio?
Premesso che sarebbe un danno economico per gli insegnanti, allora almeno si faccia in modo che quelle somme vengano interamente utilizzate per l’aumento dell’indennità di funzione docente.