Carta docente: chi ha già speso tutto deve pagarsi il corso della scuola?

Le notizie che leggiamo in rete e le informazioni che ci arrivano dai nostri lettori non sono rassicuranti e ci fanno pensare che il Piano di formazione sta procedendo a fatica.
Ma non bisogna trascurare gli aspetti positivi.
Intanto va detto che che mai come quest’anno scuole e insegnanti hanno avuto a disposizione risorse significative per aggiornarsi: la carta del docente, pur con i suoi limiti, rappresenta pur sempre, per chi lo desidera, uno strumento per partecipare a corsi o per acquistare materiali di studio.  Si può certamente obiettare che la carta privilegia modalità individualistche di formazione ma è anche vero che si stanno già diffondendo un po’ dovunque tentativi da parte di gruppi di scuole e docenti per utilizzare la carta in modo collettivo.
Anche con qualche eccesso poco condivisibile e al limite della illegittimità: un lettore, per esempio, ci ha chiesto una parere su una vicenda a dir poco inconsueta: pochi giorni la scuola dove presta servizio il docente in questione ha deciso di organizzare un corso rivolgendosi ad un ente esterno, facendo però pagare ai docenti stessi mediante la “Carta”. Il fatto è che il nostro lettore (e con lui qualche altro collega) aveva già speso l’intera somma di 500 euro per l’acquisto di PC. Pare che il dirigente, però, pretenda che tutti partecipino alla spesa, chi non ha più soldi sulla Carta dovrà pagare in contanti usando il proprio portafoglio.
E’ del tutto evidente che, messa in questi termini, la richiesta del dirigente è del tutto fuori luogo.
Per non parlare dei problemi, non del tutto irrilevanti, legati alla gestione dei corsi da parte delle scuole polo che in genere sono punto di riferimento per una rete di 25-30 scuole.
Diventa di fatto impossibile che la scuola polo possa davvero organizzare i corsi richiesti dalle scuole e il rischio è che, alla fine, pur di “non perdere i soldi” si mettano in piedi attività formative del tutto incongruenti con le esigenze che le scuole hanno individuato e inserito nei loro Piani di Miglioramento. 
Potrebbe insomma finire come per l’organico potenziato: la scuola chiede due insegnanti di lingua italiana e uno di scienze e dall’USR arrivano due docenti di educazione fisica e uno di inglese; la scuola ha bisogno di un corso sulla didattica laboratoriale che il polo non è in grado di attivare e quindi si deve accontentare di un corso sull’autismo.
In realtà il problema potrebbe essere attenuato se i fondi accreditati potessere essere utilizzati anche nel prossimo anno scolastico, ma stando alle notizie che arrivano dal territorio quasi dovunque gli USR hanno dato disposizione affinchè le attività si concludano entro il 2016/2017.  
Il rischio che alcune decine di milioni di euro stanziati per l’aggiornamento dei docenti vengano sprecati o mal utilizzati e più che mai presente. C’è da augurarsi che al Ministero riescano a correre ai ripari al più presto.

Reginaldo Palermo

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