Il Tribunale di Grosseto, in accoglimento del ricorso presentato dall’avv. Guido Marone, ha condannato il Ministero dell’Istruzione e del Merito a corrispondere ad un docente precario che aveva maturato servizio con contratti brevi, la somma complessiva di 3.600 euro, di cui 2.100 euro quale Retribuzione Professionale Docente, e 1.500 per la Carta Docente.
Infatti, il Ministero continua a non corrispondere ai docenti precari, la quota stipendiale della Retribuzione Professionale (pari a circa 180 euro al mese per contratti di 18 ore settimanali), né il Bonus Docente (pari a 500 euro per ciascun anno scolastico), contravvenendo alla normativa europea come riconosciuto dalle numerose sentenze dei giudici italiani che hanno condiviso le tesi dell’avv. Marone.
La Retribuzione Professionale docente, infatti, spetta a tutti coloro che abbiano ottenuto incarichi di docenza non annuali, ma a spezzoni, ai quali il Ministero non paga tale integrazione stipendiale.
Pertanto, tutti i docenti precari che abbiano maturato almeno 180 giorni di servizio per ciascun anno scolastico, con contratti brevi e saltuari, possono, attraverso ricorso, ottenere la somma di almeno 1600 euro per ciascun anno scolastico, sia come RPD che come Carta Docente, per gli ultimi 5 anni di servizio.
Laddove, invece, il docente abbia maturato un periodo di servizio superiore a 180 giorni, la condanna a carico del Ministero potrà essere ancor maggiore alla somma suindicata per ciascun anno scolastico, rilevato che la Retribuzione Professionale viene computata secondo il numero di ore di lavoro per ciascun giorno di contratto.
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