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Carta docente, Gilda: “Diventi parte integrante dello stipendio per un riconoscimento stabile e duraturo”

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“Facciamo un appello al governo affinché consideri con attenzione la trasformazione delle risorse destinate alla Carta Docente in una voce strutturale dello stipendio, assicurando così una maggiore stabilità economica e sottraendole alle variabili politiche di governo”, così, in una nota, la Federazione Gilda-Unams.

Trasferire i fondi del bonus nella Retribuzione Professionale Docenti (RPD), continuano, significherebbe creare un incremento certo e permanente del reddito per tutto il personale docente. In questo modo, si eviterebbero le complicazioni legate all’utilizzo di piattaforme e bonus temporanei, garantendo invece un riconoscimento stabile e duraturo nel tempo, anche al personale con contratto a tempo determinato.

L’altra proposta della Gilda

Inoltre, per incentivare l’aggiornamento professionale, la Gilda propone l’introduzione di una deduzione fiscale specifica per le spese che i docenti sostengono nell’acquisto di strumenti tecnologici, formazione, libri e testi necessari al lavoro didattico.

La Federazione Gilda-Unams, con l’obiettivo primario di garantire la crescita e il riconoscimento della professione docente, ritiene necessario battersi per il rafforzamento del ruolo centrale che gli insegnanti occupano nel sistema educativo italiano.

Manovra 2025, novità sulla Carta Docente

Ricordiamo che la manovra economica 2025 prevede che la Carta del docente venga assegnata in via strutturale anche agli insegnanti con contratto di supplenza annuale. Come scrive Ansa, se quest’anno il valore rimane di 500 euro, non è detto che lo sia anche nei prossimi anni.

Le parole ‘nominale di euro’ – si legge in manovra – sono sostituite dalle seguenti: ‘fino ad euro’; ed è aggiunto il periodo: “Con decreto del ministero dell’Istruzione, di concerto con il ministero dell’Economia e delle finanze, sono definiti i criteri e le modalità di assegnazione della Carta nonché annualmente l’importo nominale della stessa sulla base del numero dei docenti di cui al primo periodo e delle risorse”.