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Carte “false” per diplomati ITP

Questa è una storia vera, napoletana, specchio di un’Italia nella quale l’acquisizione dell’abilitazione alla docenza per la scelta del Tar di accettare la richiesta da parte dei diplomati Itp, senza prevedere per loro un corso abilitante o la specializzazione sul sostegno (come invece è previsto per il resto dei docenti con laurea), da “danno”, per chi ha esperienza, completato un serio percorso di studi e che mira al riconoscimento del lavoro e del merito, si possa trasformare in un “miracolo italiano”: grazie alla scelta “irresponsabile” di un docente di ruolo, ha consentito ad un disoccupato e con figli a carico, di riconquistare dignità con un incarico di lungo periodo e proseguire la professione di insegnante.

E’ una storia vera, registrata in una scuola superiore di secondo grado che, per anni, ha ignorato al pari di altre, la correzione delle graduatorie di II fascia, a vantaggio del “preferito da chiamare” di turno, in barba a tutte le norme sulla trasparenza amministrativa, con disapplicazione di circolari del Miur e della recente normativa dal 2016 al 2017.

Un docente di ruolo, con un grave handicap volutamente ignorato dal Ministero per la Pubblica Istruzione per le domande di mobilità territoriale e professionale, un docente di ruolo che avrebbe avuto diritto ad un incarico a tempo determinato, essendo stato chiamato per una supplenza da graduatorie “nascoste”, per una classe di sostegno, ha dichiarato di rinunciare all’incarico: convocato in una classe di concorso, ha appreso – contestualmente – di non essere stato chiamato, pur avendo diritto alla “convocazione” per un’altra supplenza, per una classe di concorso diversa: per ricoprire un posto di sostegno, era stato convocato soltanto per quella definita dall’istituto superiore “nascosta”.

Il docente di ruolo, per comprendere cosa stesse succedendo ha chiesto di ripetere quanto detto dalla responsabile dell’istituto in merito a quell’unica convocazione. Non aveva compreso perché un altro docente convocato era andato via. Lo ha chiesto ad un collega, mai incontrato prima, un aspirante supplente per altra materia, chiamato sempre per il sostegno ma senza titolo specifico. La domanda di chiarimento ha consentito al primo docente di ruolo di apprendere non soltanto l’esistenza di una convocazione per un’altra classe di concorso, alla quale avrebbe avuto diritto di accedere ma anche di conoscere la disastrosa situazione personale del collega: il docente disoccupato non avrebbe potuto ricoprire la cattedra se non avesse rinunciato proprio il docente con l’handicap volutamente ignorato dal Miur per la mobilità, nell’ambito delle preferenze, per un preciso accordo con sindacati che, per favorire i docenti occupati a tempo indeterminato in altre regioni, preferiscono “foraggiare” i ricorsi.

Quasi 60 anni, figli a carico, moglie e marito entrambi docenti precari, da un paio d’anni senza lavoro. Così, il docente di ruolo ha compreso: i trucchi adoperati per impedire a docenti di ruolo di ottenere la mobilità a vantaggio dei docenti ricorsisti, potevano rappresentare una chance per un supplente disoccupato di II fascia, mai chiamato ed oggi convocato per una supplenza. I trucchi potevano trasformarsi in un “miracolo occupazionale”. Il docente di ruolo capovolge il “gioco delle tre carte”, si trasforma in “mazziere” e tira i dadi. Rinuncia alla supplenza, mette a verbale l’assenza dell’applicazione della “madre di tutte le leggi sulla trasparenza” e consente l’assegnazione all’aspirante docente disoccupato.

Certamente pensa: l’inserimento senza appello in seconda fascia di personale non qualificato, con nessuna esperienza nell’insegnamento e con un percorso di studi breve, rischia di compromettere ancora di più la situazione, già in grave difficoltà per la mancanza di docenti specializzati, ma almeno questo candidato, a differenza di altri inseriti nella seconda fascia senza diritto per il punteggio spropositato assegnato al possesso del titolo di accesso (grazie a dirigenti scolastici compiacenti), una laurea la possiede: può riacquistare la sua dignità e continuare a fare l’insegnante. L’incarico di supplenza è assegnato all’aspirante docente disoccupato: almeno una volta, oggi, gli insegnanti di III Fascia non si sono visti barbaramente scavalcati dal neo-docente, abilitato per ricorso e senza alcuna verifica sul punteggio del titolo di accesso secondo la normativa vigente.

Ancora una volta, oggi, un docente di ruolo, vincitore di concorsi, ha potuto dimostrare, con i fatti, cosa significa “lavorare per la scuola”. Al docente di ruolo che ha rinunciato alla supplenza, restano le gravi condizioni di salute: quando, nel corso di questo anno scolastico, la malattia peggiorerà, sarà chiamato un altro supplente.

Sicuramente sarà – per quanto sta accadendo per la maggior parte degli ITP inseriti in seconda fascia – proprio un diplomato ITP, tra quelli che continuano a “gonfiare” il punteggio dei titoli, grazie alla disapplicazione proprio dei decreti del Miur del 2016 e del 2017 e alla “complicità” di dirigenti scolastici che attribuiscono punteggi spropositati al diploma, titolo di accesso conseguito in altra regione italiana, in qualità di studenti, in costanza di rapporto di lavoro in qualità di docente di altra materia. Forse, sarà chiamato proprio uno di quei docenti in seconda fascia che ha cambiato provincia o istituto per usare il trucco di non dover far rivalutare e riconteggiare il titolo di studio valido per l’accesso in II fascia. O forse, poiché il futuro è un’ipotesi, quanto accadrà sarà diverso. Forse avverrà un altro “miracolo”: sarà chiamato un docente laureato o con un diploma valido per l’accesso, senza punteggio “gonfiato”. Forse è stato questo l’auspicio del docente di ruolo che, richiedendo trasparenza nelle convocazioni, ha compiuto la scelta, lasciandosi alle spalle l’istituto di scuola superiore, grazie ad una “cosa” chiamata “coraggio”. Forse è per questo che, sul volto del docente di ruolo – al quale non è stata concessa la mobilità per gravi condizioni di salute perché le carte servono per coprire i “trucchi” adoperati nelle operazioni di assegnazione e al quale è stata negata la corretta convocazione per le supplenze – ho visto un sorriso.

di Angela Mazzocchi

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