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Cartoni animati poco realistici? Condizionano i processi di apprendimento

Personaggi fantasiosi, bizzarri, coloratissimi, che si muovono a grande velocità e che fanno cose fuori dal normale, sono ormai i protagonisti  di tanti cartoni animati per bambini.
Secondo un recente studio dell’università di Charlottesville in Virginia, pubblicato nel numero di ottobre della rivista “Pediatrics”, questi cartoon  possono influire negativamente sui processi di apprendimento e sul buon comportamento dei piccoli spettatori.
I ricercatori americani  hanno monitorato gli effetti di due popolari serie tv dedicate ai bambini, sulle capacità di concentrazione e attenzione dopo la visione e hanno scoperto che i cartoni animati, totalmente di fantasia, incidono negativamente sulla concentrazione, rispetto ai cartoni più realistici.
Gli psicologi hanno testato un gruppo di bambini di quattro anni che aveva appena assistito a nove minuti di “SpongeBob”, il famoso cartoon molto frenetico con protagonista una spugna. Subito dopo hanno verificato che la funzione esecutiva, ovvero la capacità di prestare attenzione, di risolvere i problemi e di stare relativamente calmi, era compromessa rispetto a quella dei coetanei che avevano visto un’altra serie: “Caillou”. Quest’ultimo è un cartone animato con un ritmo lento, più rilassato, e dai contenuti più realistici e vicini alla quotidianità dei bimbi. Ebbene, nel primo gruppo è stata registrata un’alterazione anche rispetto ai piccoli che avevano semplicemente disegnato anziché guardare la tv. Un’ allarme che secondo i ricercatori non dovrebbe essere sottovalutato dai genitori. Soprattutto quelli che lasciano troppo tempo i figli davanti al piccolo schermo.
“C’è stata poca differenza tra il test con il gruppo di bambini che ha disegnato e quello ha visto ‘Caillou’ – spiega Angeline Lillard, psicologa e autrice dello studio – Ma è possibile che il ritmo veloce di ‘SpongeBob’, dove i personaggi sono costantemente in movimento, in un mondo di fantasia e fanno cose che non hanno senso nel mondo reale, possa compromettere la capacità del bambino di concentrarsi subito dopo la visione. I bambini che hanno quattro anni – continua la ricercatrice – sono in una fase di sviluppo importante della loro vita e quello che guardano in tv può avere effetti duraturi sulla loro formazione e sul loro comportamento. Infatti – prosegue la ricerca – i bambini cominciano a imparare come comportarsi proprio in quella fascia d’età. Se un bambino ha appena visto uno spettacolo in tv che ostacola queste abilità, non possiamo aspettarci che poi si comporti normalmente in situazioni quotidiane”.
Luigi Mariano Guzzo

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