Rocco Casalino, 46 anni, portavoce del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dal 2014 capo della Comunicazione M5S, nel 2000 ha preso parte al «Grande Fratello», dopo le critiche attorno al suo stipendio (poco più di 6 mila euro netti al mese) che sarebbe più alto di quello del presidente del Consiglio Conte, sbotta sul Corriere della Sera: «Sono portavoce e capo ufficio stampa, dirigo una trentina di persone, sono reperibile giorno e notte, sette giorni su sette, lavoro 13-14 ore al giorno. Sempre. Ho responsabilità enormi, nelle mie mani c’è la comunicazione di Palazzo Chigi».
E quindi aggiunge: «Il Movimento è sempre stato per la meritocrazia, ciò che abbiamo sempre criticato sono gli eccessi e i privilegi ingiustificati e non il giusto riconoscimento, anche economico, delle competenze professionali. Guadagno poco più di 6 mila euro netti al mese, è uno stipendio alto, non lo nego, ma è quello che è previsto per chi svolge il mio ruolo. Sono ingegnere elettronico e giornalista professionista, parlo 4 lingue. Ho diretto per 4 anni l’ufficio comunicazione M5S del Senato e sono stato il capo comunicazione di una campagna elettorale al termine della quale il Movimento ha preso quasi il 33%. Se parliamo di merito e lo confrontiamo con lo stipendio dei miei predecessori non ho nulla di cui vergognarmi.. anzi».
E potrebbe pure avere ragione, dal suo punto di vista, ma se parliamo di merito, la cosa si complica e ancora di più se il paragone si fa coi docenti italiani e coi dirigenti scolastici.
Un docente medio infatti percepisce, ai primi anni di carriera (posto che sia passato già di ruolo) e alla età del Casalino attorno ai 1500 euro netti al mese, mentre un dirigente alcune centinaia di euro in più, forse.
A livello di responsabilità, il prof ne ha 30 alunni in più al giorno rispetto al portavoce del premier, da tenere a bada, istruire, aiutare, coinvolgere, preparare, evitare che si facciano male ecc. ecc., mentre un preside ha una scuola intera da tenere sotto controllo, per fronteggiare incidenti, crolli, conflitti e poi verifiche contabili e didattiche di vario tipo, oltre a genitori litigiosi e aggressivi, come ben sanno quelli di talune periferie, che rischiano anche di persona.
A livello di merito, il prof ha una laurea come quella di Casalino, ha vinto un concorso, ha titoli e competenze, mentre un dirigente scolastico ricopre quel ruolo per concorso e dunque con altri esami e altri titoli, per cui, a occhio e croce, ha più meriti, però 6 mila euro al mese netti se li sogna, mentre l’insegnante non riesce neanche a farlo, perché sono troppo distanti perfino dal sogno.
A livello di lavoro e di impegno, un prof medio di latino e greco lavora anche la domenica solo per correggere, preparare, impostare i compiti per i ragazzi, così come un insegnate medio di lettere che, seppure dedica mezzora a compito per le due classi di 30 alunni, per otto compiti a quadrimestre, ha compromesse anche le notti.
Allora il punto è: o si smette di fare demagogia, ammettendo che quando si va al governo (vedi il caso del tizio delle Iene che deve controllare la correttezza degli esami universitari come se la magistratura non ci fosse) tutti i gatti diventano bigi, o si mantiene quanto promesso per farsi eleggere alla giuda della Nazione e dunque “onestà” per tutti, “merito” per tutti, “trasparenza” per tutti e anche “rateizzazione dei debiti” per tutti, se vogliamo dirla tutta.
«Il Movimento è sempre stato per la meritocrazia, ciò che abbiamo sempre criticato sono gli eccessi e i privilegi ingiustificati e non il giusto riconoscimento, anche economico, delle competenze professionali», così dice Casalino, a cui allora chiediamo: ma perché i 5Stelle non attribuiscono il giusto riconoscimento economico delle competenze professionali ai docenti, ai quali fra l’alto Di Maio aveva promesso stipendi europei?
Già, le promesse…
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