Nuovi sviluppi sul caso della presunta “tesi copiata” dal ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina.
Il Fatto Quotidiano ribalta la versione del linguista Massimo Arcangeli, presidente della commissione che ha dato l’abilitazione alla ministra Azzolina, che ha accusato l’esponente del M5S di plagio sulla relazione realizzata in conclusione degli studi presso la Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario della Toscana.
La trattazione del ministro non sarebbe una vera e propria tesi, ma “un resoconto dell’esperienza del tirocinio”.
Il quotidiano diretto da Marco Travaglio, utilizzando due software antiplagio – gli stessi che il Fatto ha usato nel caso della tesi di dottorato dell’ex ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia – ha “trovato blocchi di frasi riprese da altri testi, non citati tra virgolette e neanche in bibliografia, per un totale di circa 300 parole su 9mila”.
Azzolina, nei passaggi incriminati, non avrebbe attinto da fonti di prima mano, ma richiamando le definizioni di “ritardo mentale” provenienti dal Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, edito per la Utet nel 1992, dal Trattato italiano di Psichiatria a cura di Luigi Ravizza e dal Manuale Diagnostico e Statistico dei disordini mentali.
Secondo Il Fatto, dopo l’elaborazione dei suoi sofware antiplagio, nella 30 pagine successive all’introduzione, dove si descrive nel dettaglio l’esperienza di tirocinio, non appare nessun testo ripreso senza essere correttamente citato. E la presenza dei brani non virgolettati sarebbe servita a introdurre il concetto di “ritardo mentale”: cioè la “cornice teorica all’argomento”. In pratica fornirebbero solo delle definizioni.
Ricordiamo che la diretta interessata aveva risposto così, nella serata di domenica, alle accuse: “Non fatevi prendere in giro, non è né una tesi di laurea né un plagio, né nulla. Ho sentito tantissime sciocchezze in queste ore, d’altra parte non mi stupisce che Salvini non sappia distinguere una tesi di laurea da una tesi di fine relazione di tirocinio Ssis (Scuola di specializzazione all’insegnamento secondario)”.
Basterà questo per chiudere la vicenda politica? Intanto la Lega continua ad attaccare: “Se il Ministro dà il cattivo esempio, allora liberi tutti: si può copiare impunemente”. Questa la provocazione lanciata dal Coordinatore lombardo della Lega Giovani, Alessandro Verri e dal Coordinatore federale degli studenti della Lega Giovani, Christian Colombo.
“Siamo alle solite – prosegue Alessandro Verri – in questo Paese si predica bene, si razzola male e si copia malissimo. Vorrei ricordare che in Germania nel 2011, per una questione molto simile, un Ministro ci ha rimesso la poltrona. Ma se così non dovesse accadere, allora forse bisognerebbe interpretare la cosa come un invito per gli studenti a copiare durante le verifiche, perché nella migliore delle ipotesi si avrebbero le carte in regola per diventare un ministro della Scuola del Movimento 5 Stelle. Se le accuse fossero confermate, mi chiedo con che coraggio si possa dare lezioni di onestà ragazzi”.
Non mancano, però, anche chi difende l’operato del ministro: “Le invettive, a quanto pare, sono sempre puntuali e molto più pesanti quando una carica prestigiosa viene ricoperta da una donna. Si tende a un giudizio aprioristico, un pregiudizio, appunto, se si è dinnanzi a quote rosa: è bella, è brutta, è giovane, è vecchia, si veste bene, non ha gusto. Ci sono commenti sul suo rossetto rosso o la scelta dei tailleur?” – scrive in una nota il Coordinamento Nazionale Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento – che aggiunge: “Ai docenti interesserà il suo operato da ministro, non le chiacchiere da bar!”
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