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Caso ‘Liceo Fermi’, chiesto l’intervento del Ministero di Giustizia

In merito alle vicende della gestione del Liceo Fermi di Cosenza, con particolare riferimento alla recente interrogazione parlamentare ed al ricorso presentato dalla dirigente d’Istituto contro il decreto di pensionamento, pubblichiamo la lettera dell’europarlamentare Eleonora Forenza al Ministero della Giustizia, al Csm ed al presidente del Tribunale di Cosenza.

L’interrogazione presentata alcuni giorni fa dal senatore Molinari e firmata da altri dieci senatori, oltre a riportare all’attenzione dell’assise parlamentare le vicende della gestione del liceo “E. Fermi” di Cosenza, dove negli ultimi mesi si è assistito ad ulteriori gravi violazioni dei diritti dei lavoratori e della democrazia, come puntualmente denunciato dalla FLC-CGIL, ha il merito di porre sul tappeto una questione assai seria.

Al decreto di pensionamento emanato dall’USR Calabria nei suoi confronti, che ha perfettamente seguito le disposizioni ministeriali e le normative vigenti, la dirigente di quella scuola ha prodotto ricorso.

La pesante anomalia è che la valutazione della validità del ricorso è stata assegnata ad un magistrato della Sezione Lavoro del Tribunale di Cosenza. Ma il magistrato in questione ha una figlia che frequenta proprio quella scuola e la dirigente presiede anche il consiglio di classe che valuta gli studenti.

E certo lascia perplessi anche l’inconsueta rapidità con cui il provvedimento è stato trattato: la decisione è fissata per l’8 luglio prossimo, poche settimane dopo la presentazione del ricorso, quando alla Sezione Lavoro del Tribunale di Cosenza giacciono pratiche che si rinviano di anno in anno: tanta solerzia appare davvero sorprendente.

Parrebbe profilarsi un chiaro motivo di incompatibilità tra il magistrato in questione e la dirigente ricorrente. Resto in attesa che i destinatari di questa mia chiariscano in tempi necessariamente molto rapidi i termini giusti della vicenda.

Indiscutibile e ben evidente a tutti invece è la questione dell’opportunità che avrebbe consigliato al magistrato di non
accettare questa pratica già al momento dell’assegnazione.

Redazione

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