“Non ha alcun fondamento di legittimità, ma soprattutto è a dir poco inquietante, l’ipotesi della sindaca di Monfalcone di trasformare il Garante per l’Infanzia in una sorta di collettore di denunce e proteste per presunti indottrinamenti ideologici che gli alunni subirebbero da parte dei docenti”: lo sostiene Maddalena Gissi, segretaria nazionale di Cisl Scuola.
L’iniziativa viene definita da Gissi “inquietante perché evoca procedure di tipo censorio che sono l’esatto opposto di quanto è indispensabile garantire in una scuola libera e democratica, dove il pluralismo e il confronto fra opinioni diverse sono la premessa fondamentale alla formazione di cittadini critici, consapevoli, tolleranti”.
Ma, sempre secondo Gissi, “l’idea che sia illegittima e inopportuna ogni lettura critica di comportamenti o provvedimenti assunti da chi esercita un’autorità in quanto ‘eletto dal popolo’ è anche un preoccupante sintomo di intolleranza “.
“L’attenzione e la cura che gli enti locali dovrebbero avere per le scuole del loro territorio – aggiunge la segretaria della Cisl Scuola – è ben altra, non certo quella di vigilare sull’ortodossia ideologica degli insegnanti con proposte di stampo intimidatorio, ancorché di assoluta inconsistenza sul piano giuridico”.
Quanto al Garante dell’infanzia la Gissi fa osservare che “non ha funzioni da minculpop” e sui compiti dei sindaci aggiunge: “Esula certamente dai compiti di un amministratore locale attivare controlli sul comportamento degli insegnanti, ai quali andrebbero manifestati casomai rispetto e gratitudine per la generosità con cui svolgono il loro compito in condizioni che meriterebbero ben altra considerazione a livello sociale, normativo ed economico”.