Sul “caso Niscemi” spunta una nuova versione dei fatti, del tutto diversa da quanto finora è stato raccontato.
La ricostruzione della vicenda è di Vincenzo Traina e Giuseppe Alessi, i due professori firmatari a suo tempo di non uno ma pià esposti, e di Francesco Tomasello, segretario regionale di Unicobas Sicilia.
Questi i fatti, secondo un comunicato diramato poche ore fa: “A marzo due docenti, entrambi membri del Consiglio d’Istituto, fanno non un esposto ma l’ennesimo esposto (da gennaio ad oggi dovremmo essere a quota nove) non perché il preside riduce l’orario di lezione, ma per chiedere l’annullamento ed in subordine la modifica di un verbale di una riunione del Consiglio d’Istituto, che ritenevano falsasse quanto avvenuto nella seduta”.
Nell’esposto si parla, ma solo incidentalmente, della “riduzione orario per il mancato funzionamento dell’impianto di riscaldamento, dovuto ad un buchino di qualche millimetro in una curva della conduttura dell’acqua che fa abbassare la pressione e per la risoluzione del quale problema si provvederà poi a rifare tutto un tratto dell’impianto idrico”.
“Sulla riduzione dell’orario – si legge nel comunicato – era già stato fatto presente al D. S., al Collegio dei Docenti e al Consiglio d’Istituto che, a norma dell’art. 28, commi 7 e 8, del Ccnl, la riduzione dell’ora di lezione per causa di forza maggiore è competenza del Consiglio d’Istituto (le ore non si recuperano), per tutti gli altri casi del Collegio dei Docenti (le ore si recuperano)”.
A quanto pare il D.S. aveva deciso di far deliberare solo al Collegio dei Docenti la riduzione da 60 a 40 minuti dell’ora di lezione ed annullamento della sesta ora negli indirizzi dove si pratica (l’Istituto è un I.I.S.S.) senza la predisposizione di un piano di recupero.
Gli altri esposti presentati dai due docenti erano legati a questioni del tutto diverse e miravano “a fare chiarezza su parecchie supposte ‘anomalie’ gestionali, fra cui la gestione delle risorse economiche pervenute nella disponibilità dell’istituto, come, ad avviso dei ricorrenti, l’uso improprio del contributo ‘volontario’ delle famiglie ed il mancato rispetto di quanto previsto dal Contratto d’Istituto con, per esempio, certi compensi fatti lievitare arbitrariamente dell’88% ed altri azzerati o con il 44% del totale del salario accessorio pagato per la parte docente riconducibile ai due collaboratori del D. S. (circa 15.000 euro)”.
Traina, Alessi e Tomasello evidenziao che “sull’Istituto grava un’indagine della Procura della Repubblica, iniziata circa due anni fa e non ancora conclusa, per verificare se un non meglio definito funzionario dell’Istituto si fosse macchiato dei reati di peculato e truffa”.
“La Corte dei Conti – si legge sempre nel comunicato – con due sentenze (n.58/2017 e n. 188/2017) ha già ritenuto responsabili due funzionari della Scuola dell’ammanco di denaro (sempre gli stessi due in entrambe), mentre già in precedenza i Revisori dei Conti avevano individuati tre dipendenti che avevano indebitamente riscosso delle somme ed una ditta di trasporti pagata due volte per la stessa prestazione d’opera”.
“La visita ispettiva di giugno – proseguono i firmatari del comunicato – non è la prima e la motivazione probabilmente è dovuta a più fattori e non solo alla riduzione dell’ora di lezione. Ai denuncianti non è dato sapere. Si può però supporre (visto il provvedimento del D.S.) che sia stato contestato un danno erariale che il D.S. avrà pensato di risolvere con l’irrazionale ripresa delle lezioni a luglio della cui risonanza mediatica tutti sanno”.
Ma ci sono anche problemi seri che riguardano la gestione delle relazioni sindacali.
E’ chiaro che non c’è solo una questione di riscaldamento non funzionante ma è in discussione – secondo l’Unicobas Sicilia – “l’idea di Scuola della Res Publica, di scuola della democrazia e della partecipazione, idea negata da una visione datoriale avvitata su se stessa”.
“Forse – conclude il comunicato – alcuni non gradiscono la vertenza condotta dall’Unicobas Sicilia e preferiscono trincerarsi dietro una questione di calura estiva che fa il paio con il ‘generale’ inverno”.
E’ evidente che – a questo punto – la vicenda assume contorni molto diversi e decisamente più complessi e articolati. Resta da capire per quale motivo i protagonisti della vicenda abbiano atteso una settimana prima di far conoscere la loro versione dei fatti. Vedremo se nelle prossime ore ci saranno ulteriori novità.
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