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Cassazione: dirigenti attenti, mai umiliare i docenti davanti agli alunni

In presenza di alunni e studenti i dirigenti scolastici non possono rivolgersi con asprezza verso gli insegnanti, anche quando questi di fronte ad una classe con “particolare vivacità e elevata indisciplina” rimangono quasi passivi o fanno finta di niente: il rimprovero esagerato del capo d’istituto può essere infatti considerato dai giudici più vicino all’ingiuria che al richiamo verbale. E’ questo il senso di una recente sentenza della Cassazione che ha respinto il ricorso di un preside di un istituto di Massa, querelato da un suo insegnante che davanti a tutta la classe si era sentito dire "lei è un incapace, un incompetente".
L’umiliato docente si era rivolto in tribunale lamentando "offesa all’onore a al decoro". Ed i giudici di merito gli hanno dato ragione. Il preside però, convinto di avere operato con senso del dovere e in definitiva per migliorare il servizio scolastico, ha fatto ricorso. Ma anche la quinta sezione penale della Cassazione ha confermato il verdetto: con la sentenza n. 2927 gli ‘ermellini’ hanno spiegato che in nessun caso gli insegnanti possono essere "delegittimati" davanti alla loro classe. Ed il dirigente, anche se un superiore, non esula da questa regola.
Secondo la Suprema Corta “le espressioni rivolte dall’imputato alla persona offesa – si legge nella sentenza – non riguardavano critiche legittime avanzate dal superiore gerarchico a uno specifico operato del dipendente, bensì la sfera personale di quest’ultimo di cui ledevano l’onore e il decoro, mettendone in dubbio la capacità e competenza di fronte a un’intera classe di alunni”.
I magistrati di piazza Cavour non hanno in pratica messo in dubbio il forte rimprovero del dirigente al docente, ma il fatto che decidendo d’impulso, davanti ai destinatari della formazione, ha messo “in dubbio la capacità e la competenza del docente di fronte a un’intera classe di alunni": mentre la "legittima critica, con espressioni non offensive – suggerisce la stessa Cassazione – poteva essere espressa nelle sedi a ciò deputate come il Consiglio di Classe". Che evidentemente per spirito di corpo avrebbe interpretato il rimprovero con un senso diverso. E soprattutto non avrebbe inficiato, probabilmente per sempre, l’autorevolezza un docente probabilmente bravo ad insegnare la sua materia, ma colpevole di non avere il polso per tenere in mano una classe troppo vivace.
Alessandro Giuliani

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