Le scuole religiose devono pagare l’Ici. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione, che ha riconosciuto legittima la richiesta avanzata nel 2010 dal Comune di Livorno.
Il contenzioso che vede contrapposti il Comune ed alcuni istituti scolastici paritari, è sorto nel 2010 a seguito della notifica da parte dell’ufficio Tributi di avvisi di accertamento per omessa dichiarazione e omesso pagamento dell’Ici, per gli anni dal 2004 al 2009.
“Come spiega l’ufficio Tributi – si legge in una nota dell’ufficio stampa del Comune toscano – è da sottolineare che questo genere di pronunciamento da parte della Corte di Cassazione è il primo in Italia sul tema specifico”.
“Con le sentenze 14225 e 14226 depositate l’8 luglio – prosegue la nota del Comune – la suprema Corte ha di fatto ribaltato quanto stabilito nei primi due gradi di giudizio, sentenziando che, poiché gli utenti della scuola paritaria pagano un corrispettivo per la frequenza, tale attività è di carattere commerciale, ‘senza che a ciò osti la gestione in perdita’. In proposito il giudice di legittimità ha precisato che, ai fini in esame, è giuridicamente irrilevante lo scopo di lucro, risultando sufficiente l’idoneità tendenziale dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio. E cioè, il conseguimento di ricavi è di per sé indice sufficiente del carattere commerciale dell’attività svolta”.
“In particolare – chiarisce ancora il comunicato del Comune – gli importi relativi alle scuole ‘Santo Spirito’ ed ‘Immacolata’ sono pari a 422.178 euro. Si ricorda che anche la Commissione Provinciale Tributaria di Livorno aveva stabilito che l’Ici fosse dovuta, respingendo i ricorsi degli istituti. A questo punto, a seguito delle sentenze, si provvederà a notificare anche gli importi dovuti per le annualità 2010 e 2011, imponibili a fine Ici. Queste sentenze – conclude la nota – assumono, tra l’altro, rilievo ai fini dell’interpretazione delle disposizioni in materia di Imu, relativamente all’imposizione fiscale dall’anno 2012”.
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La sentenza sta provocando reazioni diversificate. Tra i contrariati, vi sono anche componenti del Governo Renzi. Tra cui il sottosegretario al Miur Gabriele Toccafondi, secondo cui “se le scuole paritarie devono pagare l’Imu, molte aumenteranno le rette o chiuderanno. Lo Stato di conseguenza dovrà trovare nuove risorse per costruire nuove scuole e gestirle e la parità scolastica non solo sarà minima nel nostro Paese, ma proprio scomparirà”.
“Rispetto le sentenze – dice Toccafondi – ma questo non vuol dire che, conoscendo la situazione dei conti di queste scuole, non si arrivi a delle conclusioni che mi paiono logiche”.
“L’Imu le scuole pubbliche statali non la pagano ed è giusto che lo stesso valga anche per le scuole pubbliche non statali. Tutte e due fanno un servizio di pubblica utilità. Le paritarie chiedono una retta per coprire i costi dei contratti degli insegnanti e per le utenze, l’Imu come ho sempre sostenuto è giusto che sia pagata dalle scuole che hanno rette alte e che fanno utili, ma cosa diversa è per la stragrande maggioranza di queste realtà, che a mala pena riesce ad arrivare al pareggio di bilancio, che cercano di fare miracoli per avere rette minime, che vengono incontro alle famiglie che si trovano in difficoltà e che non discriminano nessuno. Queste sono scuole vere, controllate, che svolgono un servizio pubblico rivolto a tutti, far pagare migliaia di euro di Imu rischia veramente di far collassare un sistema che collabora con i comuni e con lo stato per l’istruzione e l’educazione dei nostri ragazzi”, conclude il sottosegretario.
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