Quando vengano rilevati atteggiamenti educativi impropri, quali la violenza verbale, assunti in un contesto comunque caratterizzato da serenità e assenza di paura per i minori, le condotte commesse dall’educatrice possano incidere negativamente sullo sviluppo fisico-psichico dei minori.
Dunque, dice la sentenza 19931/2019 della Cassazione, l’accusa di maltrattamenti in danno di minori di 3 anni deve essere adeguatamente vagliata, verificando se le condotte commesse dall’educatrice possano incidere negativamente sullo sviluppo fisico-psichico dei minori.
La sentenza della Cassazione si riferisce a degli episodi di maltrattamenti perpetrati nei confronti di alcuni bambini, nel corso dei quali le condotte contestate alle maestre consistevano in violenze verbali, atti bruschi e comportamenti impropri, posti in essere per frenare la vivacità dei bambini in un contesto comunque caratterizzato da un clima di serenità e assenza di paura.
La Suprema corte ha puntato l’attenzione in una fattispecie dove vengono in rilievo soggetti particolarmente vulnerabili, in relazione a cui è opportuno che le condotte siano «valutate non solo sotto il profilo strettamente naturalistico-fenomenico, ma anche in relazione alla concreta incidenza sullo sviluppo fisico-psichico di soggetti bisognosi di cure attente».
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