Catania, ai domiciliari la maestra che maltrattava gli alunni

Ha fatto il giro d’Italia la notizia dell’insegnante di scuola d’infanzia, quarantenne di Militello in Val di Catania, arrestata in flagranza di reato da carabinieri della compagnia di Palagonia per maltrattamenti sui bambini della sua classe. Le indagini erano state avviate nel marzo scorso dopo le denunce di alcuni genitori che si erano recati in caserma dopo avere appreso dai figli che in classe le vessazioni psicologiche e fisiche erano all’ordine del giorno: grida, tirate di capelli, umiliazioni erano infatti gli “strumenti” cui la docente faceva maggiormente ricorso. Le mamme, cui gli otto alunni più loquaci si erano rivolti, stentavano a credervi. Ma il comportamento anomalo dei figli le ha spinte a verificare la veridicità delle descrizioni. E poi ad informare, una volta compreso che i bimbi non si inventavano nullla, i carabinieri della compagnia di Palagonia. I quali, a loro volta, hanno svolto delle indagini “sotto traccia”. Per poi cogliere la maestra sul fatto. Alla docente sono stati concessi gli arresti domiciliari. E in questi giorni si dovrebbe tenere l’interrogatorio di garanzia da parte del Gip.
Al di là dei fatti di cronaca, non deve sorprendere se la società si interessa, giustamente indignandosi, per una vicenda del genere. La scuola, infatti, è il luogo dove le famiglie lasciano i loro figli in custodia con l’intento di educarli. Chi li accoglie ha una responsabilità enorme. Tradire il diritto del giovane a conoscere, crescere e maturare in maniera sana, significa commettere un atto di gravissima entità. Non lo diciamo per retorica: le nuove generazioni hanno già i loro problemi da affrontare, la società (lavorativa e non) li accoglie ormai quasi sempre con molta fatica e dopo lunghi anni di sacrifici. Privarli di un loro diritto sacrosanto – quale è l’istruzione pubblica trasmessa con cura e adeguata competenza – significa condannarli sul nascere. Significa tradire la fiducia che loro, con le loro famiglie, hanno dimostrato di avere verso le istituzioni. Verso la scuola.
Alessandro Giuliani

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