Attualità

Catastrofe climatica: anche i docenti in piazza per sensibilizzare i governi

Il 27 settembre prossimo anche i docenti sciopereranno contro la crisi climatica in atto. Già il 16 settembre in 50 città italiane, in apertura d’anno scolastico, gruppi di studenti hanno manifestato indossando maschera da sub e boccaglio, per protestare contro l’assenza di politiche atte contrastare il surriscaldamento globale. Il senso della singolare forma di protesta è chiaro: fra pochi decenni (se non anni) il livello degli oceani salirà fino sommergere chilometri di coste densamente abitate, provocando — tra gli altri disastri — la salinizzazione delle falde acquifere litoranee e la conseguente desertificazione delle pianure agricole (Valle Padana, Campagna Romana, Agro Pontino, Tavoliere delle Puglie). Per farsi un’idea della possibile catastrofe, basti guardare questo terribile video.

Tra studenti informati e preoccupati…

«Ma non lo vedete il cambiamento climatico? Non li leggete gli studi? Non avete rispetto? O almeno, non avete paura? Sì, paura! Perché, continuando così, tra soli 80 anni le nostre scuole potrebbero essere sott’acqua. 1.385 km di coste italiane saranno sommersi, e con loro numerose città, prima fra tutte Venezia!». Sono le parole accorate di uno studente con megafono davanti al Liceo Statale “Alvise Cornaro” di Padova.

…e adulti che non vedono il pericolo

Noi adulti ci lamentiamo spesso dell’indolenza delle giovani generazioni, del loro stolido disinteresse per il mondo reale. Eppure questi studenti, preoccupati del comune incombente futuro, ci stanno dando una lezione. Sono gli adulti, stavolta, non comprendere quanto sta accadendo, a non vedere i danni apportati al pianeta da 40 anni di neoliberismo sfrenato e spietato, dalle sue guerre, dalla sua assenza di regole legali e morali, dal suo fare dell’economia capitalistica e del “mercato” idoli indiscutibili e insaziabili, cui sacrificare qualsiasi cosa (foss’anche la sopravvivenza della specie umana) in nome del profitto massimo e immediato (ma solo per un numero esiguo di persone).

I più giovani, invece, l’hanno capito. Non tutti, certo: quanti si impegnano sono ovviamente solo la minoranza più sensibile. Ma non è sempre stato così nella Storia? Non sono sempre state le minoranze attive a tirarsi dietro le masse amorfe ed acquiescenti? Non dobbiamo tutti i grandi progressi dell’umanità alla fatica e alla costanza di pochi spiriti illuminati e sensibili?

Esagerazioni?

Non esagerano, i ragazzi che protestano. Non esagerano affatto. Negli ultimi dodici mesi sono accaduti — con largo anticipo — fatti che i climatologi avevano previsto per il 2070: ad esempio, lo scioglimento improvviso di 197 miliardi di tonnellate di ghiaccio della Groenlandia nel solo mese di luglio 2019, mezzo secolo prima del previsto. Ciò significa che il surriscaldamento del pianeta ormai precipita in picchiata verso un circolo vizioso, ulteriormente accelerato dallo sciogliersi del permafrost circumpolare e dal conseguente librarsi nell’atmosfera di immensi giacimenti di metano che il permafrost stesso aveva intrappolato per milioni di anni. E si dà il caso che il metano, tra i gas serra, sia più pericoloso e ben più potente dell’anidride carbonica.

Il ruolo del docente in un momento storico

In un simile quadro gli insegnanti hanno l’occasione per dimostrare ai nostri giovani migliori di meritare la loro stima. Il surriscaldamento globale deve diventare un tema ricorrente nelle scuole. Bisogna parlarne, informarne chi ancora lo misconosce, dare l’allarme prima che sia troppo tardi. Anche perché nel frattempo i media, in gran parte, somministrano alle masse ingenti quantità di sedativi disinformanti e disimpegnanti. Le previsioni meteorologiche di pochi giorni fa, ad esempio, annunciavano le assurde ondate di calore settembrine che abbiamo appena vissuto come “belle giornate di sole dal sapore estivo”, “ancora caldo, ma gradevole”: «si potrà ancora andare al mare»! Un po’ come sul Titanic che stava affondando, ove, ben sapendo che le scialuppe sarebbero state sufficienti solo per salvare i passeggeri più ricchi, si suonava e ballava per tranquillizzare tutti gli altri, destinati ad annegare.

Impegnarsi, perché docente non significa esecutore

Il 27 settembre, finalmente, i docenti italiani più informati e coscienti del pericolo potranno scioperare in massa contro le politiche economiche ed energetiche dei governi di tutto il pianeta, saldando il proprio impegno a quello degli studenti più intelligenti ed impegnati. Al terzo sciopero globale per il clima (Global strike for future) hanno aderito finora, per la prima volta, i Sindacati della scuola FLC CGIL, COBAS e UNICOBAS. Esso farà seguito alla Climate Action Week, settimana di mobilitazione contro la catastrofe climatica, che si aprirà il 20 settembre.

Sicuramente sciopereranno (e manifesteranno) tutti i docenti che non intendono la propria professione come mera mansione impiegatizia per la trasmissione di “competenze” (quasi fossero istruttori burocraticamente asserviti a dettami altrui). Saranno in piazza quei docenti che, con le proprie discipline, educano cittadini liberi e capaci di pensare per il mondo futuro. Nelle mani di docenti così e dei loro studenti sono le speranze dell’umanità. E anche quelle della Scuola. La quale deve cessare di riprodurre le logiche dell’aziendalismo neoliberista, per ritrovare la propria vocazione di fucina pluralistica del pensiero e del futuro, nell’interesse di tutti.

Alvaro Belardinelli

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