Sulla proposta della “cattedra inclusiva” presentata poco meno di un mese fa dagli ideatori di una vera proposta di legge interviene in queste ore Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli che, in un ampio articolo pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera, apre con una considerazione ben precisa: “Lo stato di salute del sistema di inclusione scolastica in Italia non è buono. Non nei principi, che restano fra i più avanzati per un paese civile. A non funzionare oggi è la pratica quotidiana, che spesso non ha la qualità attesa né sempre riesce a dare sostanza ai principi: c’è ben poca inclusione, ad esempio, quando un allievo disabile è fuori dalla sua classe con il docente di sostegno”.
Secondo Gavosto le ragioni del cattivo funzionamento dell’inclusione sono soprattutto due e sono legate da un lato alle crescenti dimensioni del problema e dall’altro ad una carenza di formazione dei docenti.
“Negli ultimi 15 anni – scrive Gavosto – in Italia si è cercato di fare fronte alla crescita delle dimensioni e della molteplicità degli interventi in un solo modo e cioè aumentando i docenti di sostegno. Ma ciò va a danno della qualità, poiché così cresce anche il numero di chi non è qualificato a questo difficile compito”.
Il direttore della Fondazione Agnelli ritiene che sarebbe necessario dare una formazione specifica a tutti i docenti di sostegno e farli restare nella stessa classe per tutto il ciclo, anche se non di ruolo.
Ma, soprattutto, andrebbe cambiato il modello didattico e organizzativo, “avendo il coraggio di superare la netta separazione fra l’insegnante di sostegno, concentrato sugli allievi speciali e isolato dal resto delle attività di classe, e gli altri docenti, poco o nulla coinvolti nelle azioni inclusive, anche perché spesso privi delle pur minime competenze richieste, che invece credo dovrebbero obbligatoriamente avere”.
In questo senso – conclude Gavosto – va l’importante proposta della “cattedra inclusiva, presentata di recente da un gruppo di docenti ed esperti, fra cui Dario Ianes: formazione all’inclusione per tutti i docenti e una strutturata integrazione dei ruoli negli insegnamenti disciplinari e nelle pratiche inclusive”.
Gavosto ricorda che, già 10 anni fa l’Iprase, la stessa Fondazione e Dario Ianes avevano realizzato nel Trentino una importante sperimentazione basata sul principio della cattedra inclusiva che aveva dato risultati più che soddisfacenti.
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