Attualità

Cattedra inclusiva, arriva il “Vademecum” per chi vuole attivare una sperimentazione [INTERVISTA]

La proposta della “cattedra inclusiva” di cui abbiamo già parlato più volte si arricchisce di un ulteriore elemento che può servire chi volesse attivare una sperimentazione nella propria scuola.
L’idea della cattedra inclusiva è semplice ma al tempo stesso dirompente come già hanno spiegato i suoi promotori, da Raffaele Iosa a Dario Ianes ed Evelina Chiocca:  l’idea di base è che tutti docenti delle classi che accolgono alunni con disabilità devono essere formati per affrontare le sfide e le esigenze dei processi inclusivi. L’obiettivo è eliminare la prevalente pratica di delegare l’inclusione esclusivamente all’insegnante di sostegno, una pratica che negli anni ha mostrato non poche criticità. La proposta appare ancor più rivoluzionaria in quanto si concretizza in un disegno di legge che mira a instituire formalmente questa nuova modalità operativa nelle scuole italiane.

L’idea sta guadagnando costantemente terreno grazie all’impegno incessante dei suoi promotori nell’organizzare incontri, conferenze, e momenti di formazione per docenti in varie parti d’Italia. Un impulso significativo è arrivato recentemente dall’Università del Molise, che ha lanciato un protocollo di ricerca sul tema, offrendo a tutte le scuole del territorio nazionale la possibilità di partecipare e contribuire alla validazione e al miglioramento del modello proposto.

Proprio in questi giorni alcuni dei promotori dell’iniziativa hanno pubblicato anche un “Vademecum” per le scuole e per i gruppi di insegnanti che intendono lavorare in questa direzione.

I promotori della cattedra inclusiva, come testimonia Raffaele Iosa nella intervista che pubblichiamo, sono ottimisti rispetto alla possibilità di reinventare l’inclusione scolastica in Italia. Al cuore dell’iniziativa c’è la convinzione che l’inclusione debba essere un impegno collettivo, avente al suo centro la formazione e la collaborazione di tutte le figure professionali scolastiche.
Le prossime tappe vedranno un’ulteriore diffusione e promozione del modello, attraverso la realizzazione di una rete nazionale di scuole sperimentatrici e la raccolta di dati e feedback che possano attestare l’efficacia e i benefici del sistema proposto.

Redazione

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