Nella giornata del 25 gennaio, la proposta sulla “cattedra inclusiva” è stata presentata a Roma nel corso di un incontro molto partecipato.
Ad aprire i lavori è stato Massimo Nutini, ex dirigente di Enti locali, estensore della proposta che è ovviamente condivisa da tutti e 7 gli esperti che da tempo la stanno discutendo e perfezionando. A lui abbiamo posto qualche domanda.
Come è andata secondo voi? Il pubblico c’era e ci sono stati anche diversi interventi. Possiamo fare un primo bilancio?
Siamo soddisfatti della giornata di ieri. La soddisfazione si misura in relazione alle attese. Il nostro obiettivo era quello di rendere pubblico, in una conferenza stampa, il testo del progetto di legge accompagnandolo con un’illustrazione tecnica dell’articolato e con un’esposizione delle motivazioni pedagogiche, culturali e politiche.
Per questo motivo avevamo diviso la conferenza in tre momenti: L’esposizione tecnica, una mini tavola rotonda pedagogica con Ianes, Iosa e Chiocca, e poi, naturalmente, le domande dei giornalisti.
Si sono accreditati e poi hanno effettivamente partecipato una ventina di testate. Cinque o sei generaliste (Repubblica, Corriere, Avvenire, Radio Rai) e molte altre specialistiche e cioè in pratica i principali siti della scuola e diversi anche specializzati nel sociale e nell’inclusione delle persone con disabilità.
Alcune di queste hanno già pubblicato i loro commenti, altre lo faranno nei prossimi giorni.
Insomma, speriamo che in questo modo l’informazione sui contenuti della proposta e sulle intenzioni dei promotori escano nel modo più corretto.
Tutto bene, quindi…
Oltre al notevole interesse dei mezzi di comunicazione, abbiamo avuto oltre mille collegamenti sul canale YouTube della Erickson e molti altri nel sito di Radio Radicale che anche ha messo disposizione tutte le video registrazioni e sulla pagina dedicata alla cattedra inclusiva che l’agenzia Iura e Carlo Giacobini hanno realizzato offrendo anche il supporto gratuito come ufficio stampa.
Nel corso dell’incontro è stato sollevato anche qualche dubbio sulla effettiva applicabilità della vostra idea
Sì, e questo ci ha dato l’opportunità di rispondere alle prime domande che hanno focalizzato l’attenzione sugli aspetti più ambiziosi della proposta: una seria formazione per tutti gli insegnanti; la difficile strutturazione degli orari nella scuola secondaria, le possibili resistenze dei genitori alla perdita del “referente unico”, i timori per la paventata riduzione degli organici. Altre obiezioni e critiche le stiamo leggendo e le leggeremo in questi giorni e in queste ore e ci saranno molto utili per migliorare il nostro progetto o per spiegarci meglio dove il problema nasce dalla mancata comprensione.
Ma siete pronti anche a rispondere a osservazioni più puntuali, immagino
Sicuramente, anche perché il testo della proposta l’abbiamo reso pubblico solo adesso e, quindi, è naturale che nei prossimi giorni si faranno vivi i nostri sostenitori ma anche gli oppositori o anche semplicemente gli amici con i quali condividiamo quotidiane battaglie. Il mondo dell’inclusione è complesso, ci sono posizioni diverse e il confronto non può che essere salutare per tutti. Questo è uno degli obiettivi che ci eravamo posti.
Però devo chiarire che non abbiamo intenzione di rispondere “colpo su colpo”, pensiamo che è molto meglio organizzare periodici e costruttivi momenti di confronto nei quali la nostra proposta possa essere aggiustata grazie anche ai contributi critici che, serenamente affrontati, ci aiuteranno a migliorarla.
Niente scontri, insomma…
Direi proprio di no, noi vorremmo riaprire un dibattito ma, questa volta, non sulle azioni quotidiane, quelle che ogni giorno mettiamo in atto per difendere la scuola inclusiva. Vorremmo spostare lo sguardo più avanti perché siamo convinti che, oltre alle necessarie diligenti manutenzioni ordinarie, si debba mettere mano anche alle fondazioni e alla struttura perché anche su questo versante il nostro edificio ha necessità d’intervento.
Vuoi dire che dobbiamo guardare non al domani ma ad un futuro meno prossimo?
Sì, dobbiamo chiederci seriamente come sarà la scuola trai venti anni. Pensiamo davvero che sarà ancora come quella di oggi opportunamente manutenuta e aggiornata oppure potranno esserci dei cambiamenti radicali, anche conseguenti alla diminuzione della popolazione scolastica e alle nuove tecnologie?
Cosa potrebbe cambiare?
Gli interrogativi sono tanti: rimarrà la scuola di tutti per tutti o si introdurranno, in modo più strutturale, diversificazioni come quelle evocate in un recente commento pubblicato sul principale quotidiano italiano? Sarà un sistema simile a quello attuale o ci saranno sezioni o scuole speciali? Chissà? Potrà esserci quella che noi abbiamo chiamato “cattedra inclusiva” o qualcosa di simile?
Quali sono i prossimi passi che intendete fare?
Il prossimo appuntamento sarà sulle buone pratiche già in essere: stiamo già organizzando un incontro tra istituti che praticano a cattedra inclusiva, tra scuole che hanno iniziato a realizzare un qualcosa di simile a quello che noi abbiamo chiamato coordinamento pedagogico d’istituto e a territori dove c’è un maggior coordinamento territoriale che prefigura cosa potrebbe essere il coordinamento pedagogico a tale livello. Ci saranno organismi di questo tipo tra venti anni oppure i dirigenti scolastici avranno solo le segreterie amministrative e volenterosi insegnanti che in ore di straordinario o faticosamente strappate all’insegnamento danno una mano?
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