La proposta della “cattedra inclusiva” sta facendo discutere parecchio.
Nella nostra pagina FB l’articolo ha raccolto (e continua a raccogliere) centinaia di commenti; pochi quelli favorevoli, molti i contrari.
Nonostante che il gruppo dei 7 esperti abbia chiarito bene che in nessun modo la proposta prevede una riduzione degli organici, molti si dichiarano contrari proprio per il timore che l’operazione possa nascondere di fatto un “taglio” sul sostegno.
In tanti sostengono che per fare il docente di sostegno bisogna anche “esserci portati” e che non tutti possono essere obbligati ad occuparsi degli alunni con disabilità.
“Molti insegnanti di sostegno – ci scrive Daniela Costabile del gruppo Partigiani della Scuola Pubblica – non condividono la proposta perché in tal modo il sostegno ne verrebbe snaturato, mentre adesso il sistema attuale è il primo al mondo per inclusione”.
“Il modello di sostegno che abbiamo in Italia – aggiunge Costabile – è il faro mondiale dell’integrazione ed è studiato e osservato da diversi Paesi, che vorrebbero attuarlo nelle loro scuole.
Il sostegno verrebbe snaturato, mentre adesso il sistema attuale è il primo al mondo per inclusione. L’attacco a questo modello, però, va avanti da tempo: già con il decreto legislativo 66 del 2017 c’erano stati tentavi in questa direzione, ma molti docenti avevano protestato”.
La proposta di Ianes, Iosa e degli altri esperti non dispiace invece al Comitato torinese per l’integrazione, storica associazione che ha fra i suo “padri” anche Andrea Canevato: “Per la verità, la ‘filosofia’ della cattedra inclusiva non è una novità assoluta, perché se ne parla da almeno una decina di anni. Peraltro, la legge sull’autonomia scolastica del 1999 consentiva di utilizzare gli insegnanti in funzione delle specifiche competenze anche al di là della classe di concorso. Nella legge 107 del 2015 e nel decreto applicativo 66 del 2017 viene esplicitamente citata la possibilità che, a sua richiesta, un insegnante curricolare specializzato venga assegnato sul sostegno magari anche solo per una parte del suo orario”.
“Questo impianto normativo – prosegue il Comitato – consente quindi di sviluppare percorsi ‘sperimentali’ di vario genere, tenendo ovviamente conto delle specificità organizzative dei diversi ordini di scuola (è fuori dubbio che nella secondaria di secondo grado le soluzioni non sono sempre facili e immediate)”.
“All’infanzia e alla primaria – spiegano ancora i docenti del Comitato – ci sono già molte esperienze di eccellenza, mentre nella secondaria di primo grado la ‘cattedra mista’ potrebbe essere attuata in due modi:
a) un insegnante curricolare specializzato può scambiare alcune ore con un insegnante di sostegno proveniente dalla stessa materia con accordo di entrambi e del dirigente scolastico;
b) un insegnante curricolare specializzato chiede di poter svolgere l’anno successivo alcune delle ore sul sostegno e le nomine degli insegnanti per l’anno successivo terranno conto di questa situazione”.
E’ difficile dire se la proposta dei 7 esperti potrà davvero andare avanti, certo è che sta facendo discutere, e questo è certamente un primo passo: i processi di inclusione scolastica stanno oggi segnando il passo e un dibattito sul tema non può che essere utile.
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