La gentile lettrice Daniela Rampi ci dà l’occasione per ritornare su un nostro articolo di qualche giorno fa.
La lettrice così commenta: “Quella della cattedra inclusiva è certamente una bella proposta, ma direi non molto innovativa, poiché già vent’anni fa un illustre e preparato dirigente di Gambolò, metteva in atto questa pratica assegnando due ore di una disciplina curricolare al docente di sostegno della classe e viceversa due ore di sostegno al docente curricolare, al fine di promuovere una didattica inclusiva”.
“Io stessa – prosegue – sono una docente di sostegno specializzata ormai di ruolo dal 2006 e circa quattro anni fa, ad un collegio docenti proposi al dirigente ed ai colleghi (la maggior parte per poco cadde dalla poltrona per la paura!) la stessa cosa, che naturalmente cadde nel dimenticatoio prima della fine della seduta”.
Per la verità di casi simili se ne potrebbero riportare molti, perché non esiste oggi un contesto che possa stimolare sperimentazioni del genere. La nostra lettrice dà anche un’altra spiegazione: “Purtroppo molti docenti, di sostegno e non, non sono né preparati né in grado e nemmeno hanno voglia/interesse per questa modalità operativa”.
“Purtroppo – sottolinea amaramente Daniela Rampi – già molti docenti fanno questo lavoro perché non trovano altro”.
E, tornando sulla questione la lettrice afferma: “Non ho molta fiducia in questa proposta dei ‘magnifici sette’ che temo finirà come attività sperimentale in breve tempo (come molte altre!). Da una parte il cuore mi dice di sperare che vada a buon fine, dall’altra la testa e l’esperienza mi dicono di sperare in un nulla di fatto”.
“La realtà inclusiva – conclude la lettrice – si crea con personale motivato e preparato (e potrei fare un lungo elenco di tutte le oscenità educativo-didattiche che ho visto e che vedo/sento quotidianamente e su queste non vigila e non interviene nessuno, nemmeno il/la dirigente) e con una politica realmente di promozione delle attività inclusive o progetti da realizzare con l’intero gruppo-classe. Potrei aggiungere altre indicazioni ma……chi lavora sul campo in prima persona e ci mette l’anima non viene mai ascoltato!”
Rispetto a quanto scrive Daniela Rampi abbiamo ben poco da aggiungere se non che ci troviamo d’accordo.
E siamo d’accordo anche sulla questione “storica” posta dalla lettrice: la proposta della “cattedra inclusiva” non è certamente una novità assoluta, in molte realtà scolastiche, soprattutto del primo ciclo, già da decenni si realizzano esperienze di “cattedra mista” con insegnanti che operano per una parte dell’orario sul sostegno e per il resto sulle discipline.
La novità della proposta dei 7 esperti riguarda non tanto il modello, che per l’appunto è noto e praticato da tempo, quanto il fatto che esso potrebbe essere generalizzato in tutti gli ordini di scuola e in tutta Italia mediante una apposita legge in tal senso. Quella che finora era rimasta una “buona prassi” limitata a scuole e docenti di “buona volontà” verrebbe “messa a sistema” per tutti: ecco perché abbiamo parlato di una proposta “dirompente”.
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