L’ “idea” era stata lanciata già a novembre nel corso del consueto appuntamento biennale promosso dal Centro Studi Erickson a Rimini ed era stata accolta più che bene dalle migliaia di docenti e operatori presenti: rendere strutturali esperienze che già ora si realizzano in molte scuole e che vedono tutti i docenti impegnati in un incarico polivalente nel quale una parte delle ore di servizio siano impiegate in attività disciplinari e una parte nelle attività di sostegno, superando malintese deleghe e rendendo effettiva la corresponsabilità.
In questi due mesi, un gruppo di esperti che da anni si occupano del tema (potremmo definirli a buon diritto i “magnifici 7” dell’inclusione) ha messo a punto un progetto più preciso e articolato; si parla persino di un vero e proprio disegno di legge che verrà presentato a Roma il prossimo 25 gennaio.
Saranno infatti proprio i 7 esperti (Evelina Chiocca, Paolo Fasce, Fernanda Fazio, Dario Ianes, Raffaele Iosa, Massimo Nutini, Nicola Striano) a illustrare la proposta, nel corso di un dibattito coordinato da Maurizio Molinari, giornalista dell’Unione Europea.
“La norma approvata – spiegano i 7 esperti – produrrebbe una reale e piena attuazione della progettualità inclusiva anche attraverso una ridefinizione, in termini di corresponsabilità, come pure di professionalità, del personale docente, oltre a garantire la continuità educativo-didattica, questione frequentemente riproposta all’interno del dibattito generale”.
In concreto la proposta prevede una fase transitoria, indispensabile per pervenire a una forma organizzativa nel suo insieme completa e significativa analoga a quella già nota come “cattedra mista” o “incarico misto” che viene però definita “cattedra inclusiva”.
Il progetto di legge stabilisce che “a decorrere dal sesto anno scolastico successivo all’entrata in vigore della legge, nelle scuole di ogni ordine e grado tutti i docenti incaricati sui posti comuni effettuano una parte del loro orario con incarico su posto di sostegno, mentre tutti i docenti con incarico su posto di sostegno effettuano, anche nell’ambito dell’ampliamento dell’offerta formativa dell’istituto, una parte del loro orario su posto comune.”
Per mandare a regime la “riforma” saranno necessari appositi percorsi formativi, mediante i quali i docenti acquisiranno le necessarie competenze per lavorare “con tutti gli alunni della classe”.
Spiegano gli esperti: “Si profila un piano di formazione quinquennale, rivolto a tutti i docenti in servizio, che consentirà l’acquisizione delle competenze sostanzialmente coerenti con il percorso di ‘specializzazione’, per chi non le possiede, e l’abilitazione all’insegnamento, per coloro che ne sono privi”.
Verranno anche istituiti due nuovi organismi operativi, nell’ottica della semplificazione: un “coordinamento pedagogico”, presso ciascuna istituzione scolastica e un “coordinamento pedagogico territoriale”, che comprenderà i CTS, i CTRH, i CTI, le scuole-polo per l’inclusione e i GIT, gruppi non ancora operativi.
“Al tempo stesso – si legge ancora nel comunicato dei 7 esperti – è contemplato il congelamento degli organici ai numeri attuali, senza dunque tenere in considerazione i potenziali effetti derivanti dal calo demografico. Grazie a questo congelamento, non vi saranno aggravi di spesa per la finanza pubblica per quanto riguarda la costituzione dei coordinamenti pedagogici d’istituto e territoriali”.
Per il momento la proposta, disponibile integralmente in un apposito sito, è soltanto ai blocchi di partenza, vedremo nelle prossime settimane quali reazioni susciterà perché si tratta di capire se, nel concreto, troverà l’attenzione della politica (e anche delle organizzazioni sindacali).
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