L’anno scolastico non è ancora terminato, ma al Miur stanno già operando per gli organici che serviranno a partire dal prossimo 1° settembre.
Abbiamo già detto che gli attuali 100mila posti assegnati a docenti supplenti annuali, dovrebbero essere ridotti di un quarto, sempre che il ministero dell’Istruzione la spunti sul Mef nel riuscire a spostare tutti i 25mila posti richiesti dall’organico di diritto quello di fatto.
Rimarranno, ha detto il ministro Valeria Fedeli, “circa 10mila posti comuni che purtroppo non sono aggregabili, perché composti da numerosi spezzoni di poche ore ciascuno”. A questo proposito sono in corso interlocuzioni tra i tecnici del Miur e del ministero dell’Economia “per affinare i conti”.
Ci sono poi da assegnare altre circa 45mila cattedre in deroga, libere di fatto ma da conferire solo fino al 30 giugno del 2018 perché ferme nell’organico di fatto. E anche diverse migliaia di posti sulla scuola dell’infanzia, non inclusa nel “potenziamento” della L.107/15, la quale ancora annovera tantissimi precari, sia nelle graduatorie di merito che nelle GaE.
In attesa di saperne di più sull’entità dei numeri e sulle effettive immissioni in ruolo, da Viale Trastevere trapela però anche un’altra notizia, che non farà piacere a diversi docenti: molte delle 10mila “cattedre orario esterne”, si comporranno di un pacchetto settimanale di ore “spalmato” non su due, ma ben su tre scuole (il massimo consentito dalla legge). E riguarderanno in larga parte la scuola secondaria di secondo grado.
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Cosa significhi, è presto detto: un docente che insegna Filosofia (la classe di concorso ex A037) a Roma, ad esempio, si ritroverà assegnata una cattedra composta da 8 ore settimanali presso un liceo della zona San Paolo; poi, altre 6 ore da impartire in un istituto collocato all’Eur; infine, le rimanenti 4 ore settimanali assegnate in una scuola di Ostia (a circa 25 chilometri dalle altre sedi).
Considerando i tempi per gli spostamenti, le probabili ore di “buco” e gli impegni collegiali maggiorati (escludendo scrutini e obbligatori, sempre comunque non superando le 40 ore + 40 ore annuali, a seconda della tipologia), si tratterebbe di una cattedra davvero poco ambita e invidiabile. Chi la andrà a ricoprire, percepirà, è vero, lo stipendio pieno, ma il prezzo da pagare (sotto forma di sacrificio professionale e di esborso per gli spostamenti) sarà davvero considerevole.
Infine, se queste cattedre dovessero, magari in parte, scivolare nell’organico di diritto, potrebbero anche essere assegnate al personale docente di ruolo: sia quello coinvolto nella mobilità, sia quello neo-assunto, immediatamente collocato nelle sedi direttamente dagli Usr o dai presidi. Insomma, non si tratterebbe di un trattamento di s-favore riservato ai precari.
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