Il numero di cattedre libere è diventato altissimo: all’indomani dei trasferimenti dei docenti, il 55% dei quali accordati, la Cisl Scuola ha calcolato che sono diventate “85.150 le cattedre vacanti per l’anno scolastico 2020-2021, un vero record”.
Rispetto al 2019, si registra un incremento di oltre 20 mila posti liberi. “Lo scorso anno erano 64.149”, scrive il sindacato Confederale nel giorno dell’incontro dei sindacati al ministero dell’Istruzione proprio su questi temi.
Questo significa, spiega Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, che “avremo un inizio anno complicato, alla ricerca di supplenti, soprattutto al Nord, (dove molte graduatorie sono esaurite da tempo e si farà ampio ricorso alle Mad ndr) ovvero nelle aree più colpite dal covid”.
Secondo la sindacalista “non si può procedere solo per concorsi, come è stato fatto negli ultimi quattro anni, ma è necessaria una procedura di reclutamento e stabilizzazione come avviene nella Pa e in tutti contesti lavorativi come chiede la Corte di Giustizia europea“.
Il riferimento della leader della Cisl Scuola è alla presa di posizione, nemmeno troppo recenti, dei giudici di Lussemburgo sull’assunzione automatica che, in presenza di posti vacanti, dovrebbe scattare per tutti i precari titolati che hanno svolto almeno tre anni di supplenze anche non continuative.
Secondo la Cisl Scuola, però, questi numeri mai visti di docenti precari “non dipendono dall’attuale ministro”, giunto a Viale Trastevere da soli sei mesi, a ma dall’effetto “di una pianificazione insostenibile da parte del Ministero in questi ultimi quattro anni perché, come abbiamo più volte ribadito, le procedure assunzionali non hanno garantito la stabilizzazione di personale precario già in servizio da anni. Difatti anche per le assunzioni su Quota 100 l’assenza di candidati a pieno titolo nelle graduatorie ad esaurimento e da concorso ha reso impossibile la copertura di tutti i 4.500 posti autorizzati dal Mef riducendo di più di mille unità le assunzioni programmate”.
Anche l’attuale gestione del ministero dell’Istruzione ha, tuttavia, collaborato a mantenere la linea dei concorsi, ordinari e riservati, opponendosi in tutti i modi (andando anche contro LeU e parte del Pd) alla proposta, sotto forma di emendamento al Decreto Scuola, delle immissioni in ruolo per soli titoli e servizio svolto.
Secondo Maddalena Gissi, dunque, mai come oggi è giunta l’ora di mettere mano al reclutamento: “la scuola, come avviene per il pubblico impiego, deve individuare delle formule di reclutamento che tengano conto dei futuri concorsi ma anche delle decine di migliaia di domande di pensione, evitando di lasciare a centinaia di migliaia di supplenti la gestione dell’attività didattica ordinaria”.
Quello che è certo, è che a due mesi esatti dall’inizio del nuovo anno scolastico, si fanno sempre più alti e preoccupanti i numeri di posti senza insegnante: la stima delle 200 mila e oltre cattedre da assegnare ai precari, di cui un terzo di sostegno, diventa purtroppo sempre più plausibile.
A farsi sentire è anche Pino Turi, leader della Uil Scuola, secondo il quale a settembre “la scuola si dovrà preparare alla più tragica staffetta tra insegnanti che si ricordi dal 2007. Duecentomila insegnanti, uno su quattro, saranno precari”.
Alla riapertura della scuola, continua Turi, “saranno nominati i supplenti con le vecchie graduatorie, poi in corso d’anno, il cambio sulla base della nuova ordinanza. Docenti che si alternano come numeri, non persone. Con quale spirito di collaborazione gli insegnanti supplenti andranno in classe, sapendo che dopo due o tre mesi saranno sostituiti da altri?”.
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