La questione delle cattedre vacanti a inizio d’anno è ormai, senza alcun dubbio, la più complicata da risolvere, tanto è vero su di essa nessun Governo è riuscito a fare interventi strutturali che potessero servire ad invertire la tendenza.
Nelle ultime 48 ore il Corriere si è occupato del problema: prima con un articolo ricco di dati, e di cui abbiamo già parlato, e poi con una intervista al Ministro che ha cercato di replicare all’allarme del quotidiano che parlava di più di 200mila posti vacanti che verranno coperti con supplenti.
Ora, c’è da dire che il numero 200mila supplenti lo hanno fatto praticamente tutti i sindacati i quali lo hanno certamente dedotto dalle informazioni che essi stessi possono ricavare dal sistema informativo del Ministero.
E, poiché tutti i sindacati che si sono espressi su questo punto sono concordi nel considerare attendibile il dato c’è da credere che questo numero non sia una mera invenzione.
Peraltro va anche detto che su questo dato si basa una presa di posizione della senatrice di Azione-Italia Viva Daniela Sbrollini: “A pochi giorni dal ritorno nelle aule, si scopre che anche quest’anno dovranno fare i conti con il grave problema delle cattedre vacanti. La metà dei posti sarà coperto non da insegnanti di ruolo ma da supplenti: a pagarne le conseguenze saranno ancora una volta studenti e famiglie”.
“Si tratta – aggiunge Sbrollini – di una questione annosa che, dopo la parentesi del governo Renzi, che era riuscito ad abbattere il numero delle cattedre vacanti dimezzandolo, è tornata a livelli preoccupanti: le conseguenze sulla formazione e la continuità didattica degli studenti rischiano di essere gravi”.
“Considerata la distribuzione geografica del problema, che colpisce soprattutto il centro-Nord, e in particolare i professionali e la scuola primaria – argomenta ancora la senatrice – riteniamo che la soluzione non possa essere rappresentata solo da incentivi per gli affitti degli insegnanti provenienti dal Sud”.
E conclude: “Bisogna semmai agire su una diversificazione delle retribuzioni che tenga conto del costo della vita e anche trovare un rimedio rispetto tema più generale dei salari e degli strumenti che offrano un sostegno contro l’inflazione”.