Attualità

Cattedre vuote perché mancano i supplenti: le ore di lezione perdute non si recupereranno

Il caos scaturito dell’assenza di supplenti ancora da nominare non ha ripercussioni solo sul presente: le ore perdute di lezione non saranno recuperate.

Ore di lezione che non si recuperano più

Ad evidenziare questo aspetto della questione supplenze è Antonello Giannelli, presidente Anp che su Il Messaggero fa proprio il punto della situazione: “Senza docente, la lezione non si può fare. Ci sono scuole a cui manca all’appello addirittura il 50% dei supplenti, ci stanno arrivando le segnalazioni: saranno casi limite ma ci sono. In altre situazioni ci saranno percentuali più basse ma le carenze ci sono. E allora che si fa? E’ inevitabile che gli istituti siano costretti a ridurre il tempo scuola. In molti casi, in questa prima fase, salta anche il tempo pieno e per le famiglie è un problema“.

Giannelli quindi spiega che queste lezioni non potranno essere recuperate: “Non possiamo dire ad uno studente di restare a scuola 10 ore, quando arriva il supplente, né possiamo dire al supplente che deve recuperare le ore perse quando lui non c’era. Non può certo farsene carico. Sono ore perse che non vengono recuperate“.

La questione è piuttosto grave anche perchè gli studenti già dovevano recuperare il tempo scuola perduto durante il lockdown già da inizio settembre. Adesso, invece per colpa dei ritardi delle supplenze da Gps sta andando anche peggio degli anni passati. E non c’è possibilità di adottare escamotage tipici degli altri anni, come l’accorpamento delle classi: con le regole del distanziamento nessuna soluzione simile può essere considerata.

Secondo la Cisl Scuola, lo scorso anno il 50% degli apprendimenti è andato perduto durante il lockdown. Ecco perchè per quest’anno scolastico era indispensabile partire nel modo migliore, proprio per tentare di accorciare la distanza che si era creata per forza di cose durante la chiusura delle scuole.

Tutta colpa delle Gps?

La responsabilità di questa situazione caotica e precaria della scuola è attribuita principalmente alle nuove graduatorie provinciali e al nuovo sistema informatizzato per le supplenze voluto fortemente dal Ministero dell’Istruzione.

Per la Cisl Scuola è stato nominato finora meno del 50% del personale precario e si è in ritardo rispetto agli anni scorsi. Per la Uil Scuola, dice il segretario Pino Turi, “è stato nominato il 30-40% fino a pochi giorni fa, secondo i nostri calcoli oggi non si va oltre il 50%: oltre alle cattedre vuote ci sarebbero molte irregolarità nell’assegnazione dei punteggi delle ultime Graduatorie provinciali per le supplenze e questo fa temere anche una valanga di ricorsi con il passare dei mesi”.

All’unanimità o quasi, i sindacati o anche forze politiche dell’opposizione, si chiedono: “Era il caso di far partire la nuova procedura adesso, con questi tempi così stretti?” Secondo Maddalena Gissi, segretaria della Cisl Scuola: si doveva “stabilizzare quanto più possibile il lavoro dei precari, con una particolare attenzione per i posti su sostegno, ma avevamo anche proposto di rinviare di un anno il rinnovo delle graduatorie. La politica ha fatto scelte diverse, come è noto, sia sul reclutamento che sul rinnovo delle graduatorie“, ha riferito nel corso dell’intervista La Tecnica della Scuola.

Infatti, secondo Giannelli dell’Anp, “si tratta di una nuova procedura e, come tutte le cose, andava messa in moto prima. Andava verificato che potessero funzionare. Invece la prova la si sta facendo ora, in questi giorni, ad anno scolastico già iniziato. Quindi i problemi che emergono, si stanno affrontano strada facendo. Ma intanto in classe non arrivano i supplenti e le nomine vengono ripetute. Di fatto è un lavorone”, sostiene il numero uno dell’associazione presidi al Messaggero.

Fabrizio De Angelis

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