Per risolvere il pasticcio del CCNI sulla mobilità annuale non è bastato un incontro.
Tanto che la “trattativa” proseguirà nella giornata del 23 anche se ormai i tempi stringono e il 1° settembre è alle porte.
Sull’esito della riunione del 22 fra sindacati e Ministero ci sono per il momento un sintetico commento della Fgu-Gilda oltre che un rapido resoconto pubblicato dalla CislScuola di Ravenna.
Si parla per ora di una non meglio precisata integrazione al testo “per andare incontro alle richieste del MEF sull’applicazione del decreto-legge 95/12 nei confronti dei docenti in esubero”.
Il CCNI potrebbe contenere anche un “generico richiamo alla spending review” prevista dal DL 95, mentre dovrà essere discussa nella riunione del 23 agosto la questione, assai più delicata e complessa, degli articoli 4 e 15 sulla assegnazione ai plessi e alle sedi del personale docente e Ata.
Stando al comunicato pubblicato da CislScuola di Ravenna i due articoli potrebbero essere cancellati dal testo definitivo del contratto lasciando però intatto il riferimento all’articolo 6 del CCNL e “all’Intesa del 3 maggio scorso che ribadisce le prerogative delle RSU nei luoghi di lavoro”.
CislScuola parla anche di una possibile nota congiunta Miur-sindacati che “dovrà riaffermare il primato della suddetta Intesa in tema di contrattazione integrativa”.
Ma trovare una quadratura non è facile: intanto si tratta di vedere se tutti i sindacati presenti al tavolo saranno d’accordo a cancellare dal CCNI gli articoli 4 e 15 e poi resta da verificare che il Ministero accetti di inviare alle scuole una nota per richiamare il “primato della contrattazione integrativa”.
C’è però un altro dato interessante: né la CislScuola né la Fgu-Gilda (che lamenta “la difficoltà del Miur di assumersi in pieno la responsabilità di quanto concordato a suo tempo”) parlano esplicitamente dell’inspiegabile ritardo con cui il Miur ha trasmesso al Dipartimento della Funzione Pubblica la pre-intesa di inizio giugno: è il segnale che sul ritardo – come da tempo continuiamo a scrivere – potrebbe aver giocato anche una sorta di silenzio-assenso da parte delle stesse organizzazioni sindacali.
Il punto di tutta la questione continua a restare quello della applicazione delle norme del cosiddetto “decreto Brunetta” che i sindacati stanno osteggiando con tutte le loro forze ma che, per il momento, è legge dello Stato.
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