La recente sentenza della Corte di Cassazione sui permessi retribuiti per motivi personali e familiari ha creato molto disorientamento e perplessità. Cosa ci può dire al riguardo? Nel rinnovo del CCNL scuola sarà il caso di specificare meglio su questo tipo di diritto? A rispondere, nel corso della diretta della Tecnica risponde live di mercoledì 23 ottobre 2024, Gianluigi Dotti dell’esecutivo della Gilda degli Insegnanti:
“Già a giugno si parlava di rinnovare questo contratto, il Ministro sembrava fosse interessato a chiudere in tempi brevi, dal 22-23 cioè gli anni che sono interessati a questo contratto abbiamo avuto un’inflazione che è esplosa perché l’inflazione del 22 e del 23 messa insieme ha superato abbondantemente Il 12-13%, quindi è evidente che la sofferenza il ritardo con cui si sta avviando la trattativa contrattuale è a danno appunto del potere d’acquisto della scuola”.
“Sul contratto farei una breve premessa, una cosa molto importante che noi anche come sindacato, ma non solo noi, cerchiamo di convincere i docenti, è quello di leggere il contratto perché il contratto è il testo fondamentale per la professione docente nel senso che nelle società democratiche come la nostra, il tempo a disposizione della vita personale degli insegnanti come degli altri lavoratori è personale. Il datore di lavoro che in questo caso dopo quella sciagurata riforma dell’autonomia scolastica secondo me, è il dirigente scolastico. Il contratto norma la vendita del mio tempo al datore di lavoro, nel contratto ci stanno tutti i doveri e tutti i diritti quindi il contratto sicuramente va sistemato, sicuramente va chiarito, ci sono dei punti che assolutamente vanno messi con più chiarezza, difatti una delle richieste che abbiamo sempre fatto all’Aran è di non scrivere norme ambigue nel contratto perché l’ambiguità favorisce nei rapporti di forza il datore di lavoro come ben sappiamo dall’esperienza quotidiana, quindi la scrittura di norme chiare e precise che non siano ambigue, favorisce naturalmente il lavoratore e l’insegnante, dunque gli insegnanti, così come gli altri lavoratori della scuola, sarebbe davvero molto importante conoscessero a fondo il contratto perché è grazie a un contratto che norma appunto i doveri e i diritti quindi tutto ciò che rientra nell’ambito del rapporto di lavoro si può creare un clima sereno nella scuola grazie al rispetto delle regole, che permette lo svolgimento della professione, quindi il risultato finale, l’apprendimento da parte degli alunni e delle alunne che è il nostro obiettivo finale”.
“Molto spesso riscontriamo che il contratto di lavoro, le norme, non sono rispettate nelle scuole, e dobbiamo intervenire per farle rispettare. Ritengo che ogni insegnante debba essere sindacalista per sè stesso e per gli altri, perché è questo il vero successo del sindacato, riuscire a coinvolgere intorno al testo contrattuale, che è il testo base, i nostri colleghi i docenti e il personale non docente. Questa è una premessa fondamentale, conoscere il contratto, conoscere le norme contrattuali, farle applicare”.
Carta del docente
“Io aggiungerei la carta del docente, le ferie ai precari, ci sono cioè in questo periodo tutta una serie di nodi che sono venuti al pettine e che a mio avviso il Ministro e il Governo dovrebbero sciogliere, senza lasciarli al passaggio della magistratura, perché sicuramente questi tre temi sono vinti dal punto di vista giuridico, quindi tanto vale che questo si risolva in sede politica, in sede sindacale. Noi abbiamo chiesto ad esempio che sia il Ministero a dare la carta del docente ai precari al 30/6 e al 31/08 perché comunque se non la darà, saranno i giudici ad applicare la sentenza della Cassazione, quindi alla fine il Ministero ci rimetterà anche le spese”.
Permessi retribuiti
“Sempre in questo contesto abbiamo la questione dei 3 giorni più 6 perché ricordiamoci che sono 3 + 6 i giorni di permesso, perché solo ai docenti non è permesso chiedere le ferie da contratto durante il periodo in cui ci sono le lezioni, quindi se si è attuato a livello contrattuale questo articolo proprio per consentire in caso di necessità personali o familiari ai docenti di usufruire di questi permessi e faccio un esempio, perché forse la cosa diventa più facile da comprendere, l’ultimo contratto che abbiamo firmato, quello 19-21, ha introdotto in un articolo la possibilità di chiedere questi tre giorni, non i sei, ma i tre, di chiedere questi tre giorni anche al personale precario. Il presidente dell’Aran ha detto: “noi non abbiamo obiezioni, lo dice anche la Corte di Giustizia Europea che bisogna equiparare i diritti del personale di ruolo e non di ruolo, però chi li paga?”
“Allora il sindacato con un’opera secondo me di solidarietà ha preso 89-90 milioni che sarebbero andati a tutti gli insegnanti e a tutto il personale non docente, li ha messi sul capitolo per retribuire i 3 giorni anche al personale precario. Ecco perché noi diciamo e continuiamo a dire che i tre giorni e i sei sono un diritto, non una concessione del dirigente, ma un diritto, andrà specificato meglio forse, ma già è abbastanza chiaro anche nel contratto, perché non c’è scritto che sono concessi a discrezione del dirigente ma che sono concessi a domanda, quindi che sono dati a domanda, non c’è neanche il termine concessione perché sono già retribuiti, cioè i lavoratori i docenti hanno già tolto dai loro stipendi una quota per pagare quei permessi e quindi i dirigenti scolastici possono tranquillamente sostituire il docente, perché nel capitolo di spesa quella spesa è già stata imputata e quindi hanno già i soldi per farlo, ecco perché non possono contestare, non è a discrezione del dirigente perché a monte, quando si è firmato il contratto all’Aran quei soldi sono stati accantonati per questi permessi, andrà sicuramente perfezionato, però è evidente che il permesso per motivi personali e familiari con autocertificazione naturalmente, quello sta scritto nell’articolo, va concesso, anzi è un diritto, non esiste neanche il termine concedere da parte del dirigente ma è un diritto che deve essere comunicato nei tempi congrui al dirigente il quale deve sostituire il collega che si assenta”.